C'è anche una guerra civile tra palestinesi

Esistono forze palestinesi che hanno ben chiaro che seguire la rotta militare di Hamas e restare legate a filo doppio all'Iran e alle sue velleità di potenza regionale può portare solo al disastro

C'è anche una guerra civile tra palestinesi
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La notizia più interessante che arriva dalla battaglia in corso a Jenin tra le forze israeliane e i miliziani di Hamas potrebbe essere la posizione presa dalle forze dell'autorità nazionale palestinese. A differenza di ciò che di solito avviene quando l'Idf entra nel campo profughi della città, una vera roccaforte dei terroristi, le forze di sicurezza dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) questa volta non si sono dileguate, occultandosi nei villaggi. Stanno aiutando i soldati israeliani contro i miliziani del Battaglione Jenin. Secondo alcune fonti soprattutto con agenti in borghese che segnalano agli israeliani i terroristi e i loro covi. Da Hamas sono arrivate anche accuse più dirette.

Lo riferisce Al Jazeera online, secondo cui il gruppo terrorista ha affermato in una dichiarazione che le forze dell'Anp hanno assediato l'ospedale Al-Razi e arrestato i combattenti palestinesi feriti. Mossa che «supera tutte le linee rosse e l'etica nazionale». Hamas ha quindi «condannato con la massima fermezza il continuo spargimento di sangue palestinese per mano delle forze di sicurezza dell'Autorità in Cisgiordania», invitando «tutte le fazioni e le figure nazionali e comunitarie in Cisgiordania a uscire con tutte le loro forze per porre fine alle gravi violazioni dell'Autorità e per affrontare l'aggressione e gli attacchi dell'occupazione ai combattenti della resistenza a Jenin, intensificando gli scontri in tutti i punti di contatto e ai posti di blocco militari e negli insediamenti in Cisgiordania».

Una decina di giorni fa sono terminati scontri attorno al campo profughi, sempre con le forze di sicurezza dell'Anp: 45 giorni di assedio ordinati da Abu Mazen per disarmare le milizie e sequestrare tutte le armi che l'Iran riesce a far arrivare a Jenin di contrabbando. Insomma esistono forze palestinesi che hanno ben chiaro che seguire la rotta militare di Hamas e restare legate a filo doppio all'Iran e alle sue velleità di potenza regionale può portare solo al disastro.

Sono forze con poca capacità di pressione militare persino in Cisgiordania. E che rischiano continuamente di essere fatte passare per traditrici da chi vede come unica prospettiva la lotta ad oltranza per l'annientamento di Israele. Eppure la linea moderata di Abu Mazen è l'unica che potrebbe ridare ai palestinesi uno spazio politico di qualche tipo, vista anche la sproporzione di forze in campo. E non si tratta semplicemente, come insinua Hamas, della volontà di Abu Mazen di accreditarsi per la gestione della Striscia di Gaza alla fine della tregua. Piuttosto dell'unica via percorribile dai palestinesi, anche attraverso il ritorno ad una politica più laica che era stata la forza dell'Olp ai tempi degli accordi di Oslo del 1993, anche se ora la stretta di mano tra Arafat e Rabin sembra appartenere ad un'altra era geologica.

Il 14 giugno 2007 Hamas, dopo una campagna militare violentissima, conquistò la sede dell'Anp arrivando al controllo di fatto dell'intera striscia di Gaza, uccidendo o espellendo ogni appartenente ad al-Fatah. Questa guerra civile tra palestinesi è la causa di parte del disastro di oggi. E ci sono palestinesi, sino ad ora perdenti, che lo sanno a differenza dei pro pal d'Europa.

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