Ecco la jihad "moderata". Kalashnikov ai bambini

I jihadisti: ricompensa a chi dà notizie sui generali colpevoli di crimini. Smantellati gli 007 del regime

Ecco la jihad "moderata". Kalashnikov ai bambini
00:00 00:00

Far ripartire i servizi pubblici, rimettere in moto la macchina dello Stato. Sono questi i buoni propositi dei nuovi padroni della Siria. Ma i rischi di una deriva sono tangibili. La caccia ai generali del vecchio regime è partita, così come le esecuzioni da parte dell'Isis di decine di militari in fuga. I jihadisti annunciano l'abolizione delle leggi sul terrorismo e l'azzeramento dei vertici dell'intelligence, mentre davanti alla grande moschea degli Omayyadi i bambini si fanno fotografare al fianco degli estremisti con gli Ak-47 in mano. Indipendentemente da quale direzione politica prenderà il nuovo esecutivo siriano di Hts (Hayat tahrir al-sham), ora che Muhammad al-Bashir (ingegnere e fedelissimo del leader Abu Mohammad al Jolani) è stato ufficialmente nominato premier della Siria alla guida di un governo di transizione fino al 1° marzo, il governo in carica vuole che vengano garantiti alla popolazione i servizi minimi essenziali e che la macchina dello Stato riparta subito, uffici postali inclusi, con l'impegno di garantire anche l'efficienza degli ospedali. In quest'ottica, per la prima volta dalla fine del regime, gli impiegati della Banca centrale siriana sono stati richiamati al lavoro dopo «alcuni furti» registrati domenica, quando i palazzi del potere sono stati presi d'assalto e il regime è imploso irrimediabilmente con la fuga del presidente deposto, Bashar Al Assad. Uno dei dirigenti della banca, Mohamed al-Imam, ha riferito che «il denaro è stato in parte restituito perché i volti dei responsabili erano sulle telecamere». Ripristino della normalità e dell'ordine sembra il primo obiettivo dei ribelli anti-Assad, che hanno anche voluto tenere aperte le ambasciate all'estero per rassicurare il mondo, mentre a Damasco vige il coprifuoco dalle 16 alle 5.

La strategia è rassicurare la comunità internazionale, come a volersi discostare, almeno all'apparenza e in questa prima fase, dal modello Afghanistan che ha provocato l'isolamento commerciale e diplomatico del regime dei talebani. Ma che l'islamismo non dilaghi e non prenda il sopravvento per ora è solo una speranza. Eppure questi sono i primi segnali che arrivano da Damasco, mentre per le strade, denuncia l'Osservatorio per i diritti umani, la «vendetta» è già scattata e nella provincia di Homs l'Isis ha catturato e portato a compimento l'esecuzione di 54 militari dell'ex regime in fuga Al Jolani, leader di Hts, ha promesso giustizia per le atrocità del vecchio regime, mentre Al Jazeera ha anticipato le intenzioni di sciogliere i servizi di sicurezza e abolire le leggi sul terrorismo. Il capo dei jihadisti ha annunciato che saranno pubblicati i nomi degli alti responsabili dei crimini di tortura commessi sotto Assad: «Offriremo ricompense a chiunque fornisca informazioni sugli ufficiali dell'esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra - ha spiegato - Garantiremo giustizia alle vittime e puniremo i colpevoli», è la promessa.

Il mondo guarda e spera. Il primo Paese ad aprire un canale di comunicazione con i jihadisti è il Qatar, mediatore tra Hamas e Israele nelle trattative per il rilascio degli ostaggi a Gaza. L'inviato delle Nazioni Unite per la Siria sostiene che, pur essendo Hts ritenuto un'organizzazione terroristica dall'Onu, i gruppi armati hanno «inviato buoni messaggi» sull'unità nazionale e l'inclusione. Dagli Stati Uniti, il segretario di Stato Antony Blinken pone 4 condizioni per il sostegno al nuovo governo siriano: che rispetti i diritti delle minoranze, faciliti il flusso di assistenza umanitaria, impedisca che la Siria venga usata come base per il terrorismo e assicuri che tutte le scorte di armi chimiche o biologiche siano protette e distrutte in modo sicuro. Blinken ha invitato tutti i paesi a «sostenere un.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che «Israele vuole relazioni diplomatiche con il nuovo regime in Siria» ma ha messo in guardia: «Se questo regime consentirà all'Iran di stabilirsi in Siria e di trasferire le armi, pagherà un prezzo elevato».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica