È caccia al branco del linciaggio: "C'erano due donne, io li denuncio"

Il rapinatore querela i suoi aggressori: "Dovevano chiamare il 112, non massacrarmi. Chiedo scusa alla 90enne che volevo scippare"

È caccia al branco del linciaggio: "C'erano due donne, io li denuncio"
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«Chiedo scusa alla signora che ho cercato di rapinare». Davanti al giudice che ha confermato l'arresto, Singh Arshdeep, 36 anni, linciato dalla folla alla periferia romana, si pente. Accusato di tentata rapina con strappo, con l'aggravante di essersi scagliato contro una vecchietta di 90 anni, l'uomo adesso vuole andare fino in fondo e denuncia il branco che si è accanito su di lui anziché chiamare il 112. Almeno sette persone tra i 18 e i 35 anni, fra le quali due donne, tutte con precedenti penali e già identificate dai carabinieri del Casilino che ieri hanno battuto palmo a palmo il Quarticciolo e Centocelle alla ricerca di armi e droga.

«Hanno le ore contate» assicurano i militari che sono sulle loro tracce. Un personaggio, in particolare, noto alle forze dell'ordine ed esperto di arti marziali, avrebbe picchiato lo scippatore a colpi di karate. Il tutto ripreso da una donna su un balcone, preoccupata solamente dell'auto della figlia parcheggiata sotto casa. «Annateve a menà da n'artra parte, li mortacci vostra!» urla mentre riprende il pestaggio. Una storia di violenza e degrado in una città, Roma, dove la popolazione arriva a farsi giustizia da sé. «Chiede scusa? Maddechè, il Quarticciolo non perdona» dicono con rabbia gli abitanti delle case popolari di via Manfredonia dove giovedì mattina è avvenuto il linciaggio. Due minuti di calci e pugni che solo per miracolo non hanno avuto gravi conseguenze sull'uomo, in Italia da sei mesi, irregolare, senza fissa dimora e occupazione, tossicodipendente da crack ed eroina. Dopo l'udienza di convalida Singh ha lasciato il territorio comunale, come imposto dal giudice, e in attesa del processo ha eletto domicilio dal suo legale, l'avvocato Simona Rampiconi. Una storia che divide il web e non solo. Un rapido sondaggio di Welcome to Favelas, il sito che ha lanciato in rete il video choc del pestaggio, rileva che l'87 per cento degli utenti è dalla parte dei picchiatori e soltanto il 13 per cento dice no alla violenza. «Bisognava telefonare al 112, non comportarsi in quel modo, da bestie» posta Elisabetta. Ma nel quartiere non tutti la pensano così. «Chiamare le guardie? Non siamo mica infami, noi. Quel tossico che non ci ha pensato un solo istante prima di sbattere la vecchia addosso al muro per quattro spicci. Ha avuto quello che si merita: se lo arrestano è subito fuori a fare altri scippi e rapine. Gli abbiamo dato una lezione di vita». «Da uno scippo si passa a un pestaggio. Altri due caschi e due calci in testa e lo mandavano in coma» ribatte Ley La. «Sono i rischi del mestiere» posta Marzia. «Se annava a lavorà nessuno lo pistava» scrive Simone. La pensionata aggredita, fortunatamente non ha riportato lesioni, tanto da rifiutare il ricovero in ospedale.

«Che me volete vedè morta su una lettiga?» avrebbe detto ai soccorritori prima di farsi accompagnare in caserma per sporgere denuncia. Singh, nonostante le botte ricevute, se l'è cavata con la medicazione del setto nasale e una prognosi di un giorno per una sospetta frattura. Adesso ha paura, si nasconde perché teme ritorsioni dalla gente del posto.

Un quartiere difficile, del resto, il Quarticciolo, durante la seconda guerra teatro di scontri durissimi fra SS e partigiani guidati da Giuseppe Albano, il «Gobbo del Quarticciolo». A capo di una banda di ladri e rapinatori, sabotando treni e assaltando forni Albano uccide soldati tedeschi e fascisti fino a uno scontro a morte con i carabinieri, a guerra finita.

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