Caccia al tesoro segreto dell'ex re Juan Carlos, giallo sul conto svizzero

I 100 milioni depositati a Ginevra e il ruolo dell'ex amante scatenano la procura elvetica

Caccia al tesoro segreto dell'ex re Juan Carlos, giallo sul conto svizzero

L'occhio vigile della Giustizia spagnola torna a radiografare la Casa reale dei Borboni, a distanza di tre anni dall'assoluzione dell'Infanta Cristina, giudicata non colpevole nello scandalo Noos. All'epoca la stampa s'interrogò su una eventuale complicità del re emerito Juan Carlos I, nessun magistrato lo convocò per fornire spiegazioni, dopo che, davanti al rischio di essere indagato, lui tuonò: «Qui si sta superando il limite!».

Non si pone un limite, invece, la magistratura svizzera che lo indaga per un conto corrente di 100 milioni di dollari, aperto a Ginevra e riconducibile all'ex sovrano. Dalle indagini si è scoperto che la somma è una donazione versata nel 2007 alla Banca Mirabaud dal ministero delle Finanze dell'Arabia Saudita su ordine della Casa reale di re Abdullah, scomparso nel 2015. Beneficiario del conto corrente è la Lucum Foundation di Panama, ma il titolare della fondazione sarebbe proprio Juan Carlos, padre dell'attuale re di Spagna Felipe VI.

La Giustizia elvetica, esaminando i movimenti del conto, ha poi, scoperto un bonifico di 65 milioni di dollari autorizzato dal conto e destinato alla nobildonna tedesca, Corinna Larsen, coniugata Sayn-Wittgenstein, 55 anni, conosciuta dai media spagnoli come l'ex amante di Juan Carlos. La donazione, secondo l'avvocato della Larsen, incassata su un conto delle Bahamas, era un regalo del re emerito. Il procuratore svizzero Yves Bertossa, però, sta indagando se questo denaro sia, invece, una commissione pagata a Corinna per il suo ruolo di mediatrice nel contratto, vinto da un consorzio spagnolo, per la costruzione del treno ad alta velocità Mecca-Medina in Arabia Saudita. Secondo il quotidiano El País, la considerevole transazione è stata rilevata durante un'indagine giudiziaria negli uffici ginevrini degli avvocati Arturo Fasana, gestore di fondi, e Dante Canonica, sospettati di avere agito come front per il monarca spagnolo in pensione. Lo scorso dicembre, Corinna Larsen, i due avvocati Fasana e Canonica, assieme a due rappresentanti della Banca Mirabaud, sono stati convocati e ascoltati dal gip del Tribunale di Ginevra. L'avvocato della nobildonna tedesca dichiarò che quel bonifico del 2012 non era altro che «un dono indesiderato» che Juan Carlos destinò a Corinna e al di lei figlio, a cui l'ex sovrano si era molto affezionato negli anni della lunga storia con la madre. Inoltre, il legale dell'ex amante, negando ogni possibile relazione con il caso delle commissioni dell'affare saudita, dichiarò al giudice che «la donazione era chiaramente documentata come dono, e le società di servizi e le banche avevano eseguito le formalità necessarie, applicando la dovuta diligenza sui fondi». Tuttavia, a insospettire i magistrati svizzeri, sono state le dichiarazioni di Alvaro de Orleans, cugino di Juan Carlos, che ha ammesso che la nobildonna tedesca e l'allora re di Spagna, erano soliti recarsi in Arabia Saudita o altrove, su comuni voli non di Stato al fine di evitare controlli ufficiali e commerciali. E per non avere gli uomini dell'intelligence spagnola alle costole, mandando in tilt il protocollo di sicurezza ufficiale.

Nella Spagna che inizia a prestare preoccupazione sull'aumento dei contagi del Covid-19, lo scandalo, esploso in sordina, ora ha preso forza e sta

distraendo gli spagnoli dal virus, e riportando alla ribalta il conflitto tra monarchici e antimonarchici. Dal 1975 al 2013, al re, hanno perdonato innumerevoli amanti, ma sui soldi, Juan Carlos potrebbe rovinarsi gli ultimi anni.

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