In Calabria 101 boss prendevano il sussidio. "Reddito di criminalità"

Indagine della Gdf. Tra i percettori pure trafficanti internazionali di cocaina

In Calabria 101 boss prendevano il sussidio. "Reddito di criminalità"

Il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei 5 stelle, a boss della malavita calabrese. Una notizia che ha fatto scaldare gli animi della politica, soprattutto in un momento in cui sugli italiani pesa la spada di Damocle dei problemi economici post emergenza Covid-19.

L'ennesimo scandalo è venuto alla luce grazie al lavoro della Guardia di finanza, che ha scovato 101 'ndranghetisti delle maggiori cosche della provincia, con ruoli gerarchici diversificati, che percepivano in maniera indebita il contributo destinato alle fasce più deboli. Tra di loro, esponenti anche di spicco delle più note famiglie di 'ndrangheta operanti nella piana di Gioia Tauro o delle potenti 'ndrine reggine dei Tegano e dei Serraino o capibastone delle cosche della Locride, tra le quali la 'ndrina Commisso-Rumbo-Figliomeni di Siderno, la 'ndrina Cordì di Locri, la 'ndrina Manno-Maiolo di Caulonia e la 'ndrina D'Agostino di Canolo.

Anche i figli del «Pablo Escobar italiano», noto ai «compari» della 'ndrangheta come «Bebè», al secolo Roberto Pannunzi, uno dei più grandi broker mondiali di cocaina, figurano tra gli indebiti percettori della misura. Uno di essi, il figlio maggiore Alessandro, oltre a essere sposato con la figlia di uno dei maggiori produttori mondiali colombiani di cocaina, è stato anche condannato in via definitiva per l'importazione di svariati quintali di stupefacenti in Italia. Un'operazione, che prende il nome di Mala Civitas che ha portato al controllo di oltre 500 persone tutte gravate da pesanti condanne passate in giudicato.

Insomma, per dirla con le parole del capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, «il cavallo di battaglia dei Cinquestelle si è trasformato in una vera e propria manna per i delinquenti. Ormai - prosegue - andrebbe chiamato reddito della criminalità. Il tutto mentre le famiglie, i commercianti, gli imprenditori e i professionisti italiani sono ridotti alla fame. Vergogna». Concetto ripreso anche dal leader della Lega, Matteo Salvini: «Complimenti alle forze dell'ordine e ai magistrati: tolleranza zero contro i criminali. Vogliamo un'Italia e una Calabria pulite. Governo, sveglia!».

La capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, rincara la dose: «È la doppia morale a 5 Stelle. E adesso arriva anche il reddito di emergenza». La collega Giusi Bartolozzi, sempre Fi, parla di «misura totalmente sbagliata, che invece di aiutare chi ha veramente bisogno di aiuto, in aree territoriali fortemente depresse, viene percepita da furbetti che lavorano al nero, quando non da mafiosi e sodali di 'ndrangheta».

Mentre il deputato forzista Giorgio Mulé chiarisce: «L'emblema dell'incapacità di questo governo è tutta qui, nell'assistenzialismo a pioggia senza aver prima ascoltato le parti sociali e senza una visione del domani». La deputata di Forza Italia Mara Carfagna si chiede invece «cosa altro deve succedere per capire che è un sussidio nocivo e va eliminato?»

Fabio Rampelli (Fdi), sottolinea quindi che «la battaglia principe dei grillini ha fatto acqua da tutte le parti. Il premier Conte ha forse deciso di fare assistenzialismo alla criminalità?».

Dai Cinque stelle poche, imbarazzate, battute.

La parlamentare Federica Dieni chiarisce che «i boss con il reddito di cittadinanza sono stati tutti segnalati all'Inps e nei loro confronti è già stato avviato il procedimento di revoca con il recupero delle somme elargite, pari a 516mila euro, e lo stop all'erogazione del sussidio».

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