«Cu tutti i fossi chi nci su', ben venga Strada». Il teatrino della sanità calabrese si conclude con un tocco di acre umorismo locale, che rende bene lo scetticismo sulla nomina del patron di Emergency a nuovo padrino della disastrata rete ospedaliera regionale.
Fino all'ultimo i 5 Stelle hanno spinto per un nome fortemente simbolico sulla falsariga, disastrosa, della scelta precedente, un generale dell'Arma per garantire «l'onestà». Si sa com'è andata a finire, con il malcapitato generale, Saverio Cotticelli, che balbetta in tv confondendo il piano anti Covid, presentato regolarmente, con il programma operativo, che molte Regioni non hanno ancora redatto.
Ma il governo non poteva permettersi altri passi falsi, dopo l'uno-due devastante del tracollo a favore di telecamera di Cotticelli e dei video in cui il successore appena nominato, Giuseppe Zuccatelli, boccia con argomenti folcloristici l'uso delle mascherine.
Ieri il consiglio dei ministri ha scelto invece Eugenio Gaudio (tondo a sinistra), 64 anni, che ha da poco terminato il mandato come rettore dell'Università La Sapienza di Roma. Ma la vicenda ormai era troppo politicizzata: per chiuderla è stato necessario un non facile compromesso. A Gino Strada è stato riservato un ruolo di consulenza speciale. Il volto noto che i grillini volevano commissario è stato commissariato. E il fondatore di Emergency ha subito reagito con una dura nota: «Un tandem Gaudio-Strada semplicemente non esiste». Il medico di guerra, da sempre uno abituato a stare in prima fila, e da solo, in sostanza vuole sgombrare anche solo l'ombra di essere finito a fare il vice e attende invece di avere uno spazio proprio: «Ringrazio il Governo per la fiducia e rinnovo la disponibilità a discutere di un possibile coinvolgimento mio e di Emergency su progetti concreti».
L'accordo ha richiesto giorni di battaglia, con metà della maggioranza, grillini in testa, che spingevano per dimissionare Zuccatelli (tondo a destra) e passare subito il testimone a Strada. Ma non c'era spazio per errori.
A forzare la mano sarebbe stato proprio l'ultimo affondo di Strada: ha diffuso una nota con cui chiariva di non essere lui a rifiutare la nomina in Calabria. «Ho sentito qualche commentatore dire che - dopo tanti giorni - dovrei decidere se accettare o meno l'incarico - ha detto-. Non sono in questa condizione perché dopo quei primi colloqui non mi è stata fatta alcuna proposta formale».
Un'uscita forte, che ha messo il governo alle strette. Impossibile traccheggiare ancora. Anche perché lo stesso Zuccatelli, schietto romagnolo, ci aveva messo del suo chiarendo che non si sarebbe dimesso sua sponte, ma se ne sarebbe andato all'istante se glielo avesse chiesto il ministro Roberto Speranza. Cosa che a quel punto era ineludibile ed è avvenuta ieri.
Nel pomeriggio la nomina è stata poi siglata dal Consiglio dei ministri. La presenza di Strada, nonostante l'avallo di Conte e, più inatteso, di Matteo Renzi, è simbolica. Ha vinto la ragion politica. Anche perché in Calabria si vota e Gaudio ha un asset in più: è calabrese, originario di Cosenza. E così, dopo 11 anni di commissariamento, si dà un segnale alla classe politica locale, in vista del voto regionale. Teatrino finito? Forse.
Ma con sorpresa finale e ultima umiliazione per i grillini: Gaudio risulta indagato dal 2019 per una storia di concorsi truccati a Catania. Caso che pare destinato a sgonfiarsi. Ma per i canoni del M5s è un altro schiaffo.
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