Calenda galleggia ma va verso il Pd. La sinistra insorge

Il leader di Azione si danna per trovare la formula giusta per l'abbraccio ai dem. Si e Verdi non lo vogliono. Renzi da solo

Calenda galleggia ma va verso il Pd. La sinistra insorge

Carlo Calenda studia il trucco per mascherare il possibile matrimonio con Fratoianni, Bonelli e Pecoraro Scanio. La genialata si chiamerà «alleanza tecnica». È questo il mantra che il leader di Azione ripete per nascondere la clamorosa retromarcia. Ecco il «nuovo Calenda» pronto a imbarcarsi nell'avventura elettorale con due eccellenti compagni di viaggio: Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. I leader dei due partiti Sinistra Italiana e Verdi potrebbero ritrovarsi nello stesso campo di Calenda. Letta le chiama «alleanze costrette». Calenda, che intanto si candida premier, le definisce «alleanze tecniche». Il disagio è evidente. I leader di Pd e Azione si vergognano dei propri alleati. Ma sono costretti a marciare insieme per scongiurare la disfatta.

Calenda è sempre più vicino all'intesa con i dem. Renzi è sempre più lontano: «Al momento corriamo da soli», chiarisce il leader di Italia Viva nell'intervista al Tg5. Il leader di Azione estrae dal cilindro il jolly: «Non faremo coalizioni politiche con programmi e leadership comuni con tutto il centrosinistra. La legge elettorale non lo prevede. Stiamo valutando l'opzione di andare indipendenti dai poli e quella di fare un accordo per salvare i collegi uninominali mantenendo la nostra leadership e il nostro programma». Lo schema sarebbe quello di presentare candidati con il simbolo di Azione solo al proporzionale e lasciare campo libero ai candidati dem e della sinistra nei collegi uninominali. Ipotesi molto rischiosa per Azione: la legge non prevede il voto disgiunto, e dunque il voto attribuito ad Azione al proporzionale non viene assegnato anche al candidato nell'uninominale. La desistenza sembra una strada molto pericolosa. Restano due alternative: la corsa solitaria come terzo polo o l'accordo con Pd e sinistra. Quest'ultima sarebbe l'opzione più accreditata. Un'alleanza da Fratoianni a Calenda per battere il centrodestra nei collegi. Il leader di Azione si è già convinto. Chi ora si ribella sono proprio Verdi e la Sinistra italiana: «Calenda ogni giorno si inventa un nuovo veto, con qualche insulto nei confronti di qualcuno, non è il mio costume. Non è mio costume, non mi sentirete fare veti o insulti. Io col programma di Calenda non ho nulla a che vedere. Penso che il tema del rapporto con la destra che avanza è un tema che riguarda tutti. Continuo a rivolgermi ai principali protagonisti, a Enrico Letta e a Giuseppe Conte, affinché si ricostruisca un filo del dialogo», avverte Nicola Fratoianni.

Nell'armata Brancaleone di Letta è già scattata l'ora del tutti contro tutti. Come ai tempi dell'Unione di Romano Prodi. Tra un veto e l'altro spunta Pecoraro Scanio che sembra aver tanta nostalgia di quei tempi: «Prodi faccia un appello per un nuovo Ulivo».

Renzi, che ieri sera ha riunito i gruppi parlamentari a Montecitorio, assiste allo sfascio della coalizione e attende il cadavere: «Il Pd è andato molto a zig zag in questi anni: una volta era per Conte, una per Draghi, una volta per il reddito di cittadinanza, un'altra per toglierlo. Noi invece siamo sempre andati per la nostra strada. Spero che il Pd si chiarisca le idee».

In ogni caso l'ex premier si prepara alla battaglia: «L'obiettivo è arrivare al 5%, siamo convinti

di poterci arrivare. C'è grande entusiasmo attorno a questa iniziativa». E attende la decisione di Calenda: «L'amicizia non è sufficiente, la partita è nelle sue mani». La porta sul terzo polo non è definitivamente chiusa.

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