Il cambiamento c'è stato. Ma solamente in peggio

Il cambiamento c'è stato. Ma solamente in peggio

Ne abbiamo viste tante, in Senato. Abbiamo visto i sovranisti leghisti piegare la testa davanti alla Commissione europea e amputare di conseguenza dieci miliardi dalla «manovra del popolo». Abbiamo visto i grillini mettersi in tasca il mito dello streaming e votare contro la richiesta di dare pubblicità video ai lavori della commissione Bilancio. Tasche capienti, le loro. C'è finito anche il feticcio della Costituzione, col governo che ha fatto strame dell'articolo 72 coartando le funzioni del parlamento. C'è finita anche la retorica delle decisioni condivise, con gli eletti a Palazzo Madama ridotti al rango di pigiabottoni votando norme che non hanno potuto neanche leggere. Non dico scrivere, ma leggere. Abbiamo visto un governo sbandato, consegnato ai tecnici e incapace persino di capire la portata delle norme che formalmente licenziava. E dunque gli annunci, le retromarce, i temporeggiamenti... Tutto vero, tutto grave, tutto enormemente imbarazzante e senza precedenti. Ma sono cose che non interessano quasi nessuno e che quasi nessuno già oggi ricorda più. La qualità della democrazia non è una priorità per le masse di italiani colpite dalla crisi e sradicate dalla globalizzazione. Quelle masse chiedono altro. Chiedono lavoro, sviluppo, pensioni dignitose, sostegno alle imprese. Problemi di cui la legge di bilancio, pur essendo l'Italia sull'orlo della recessione, non si occupa. Non è che se ne occupa male: non prevedendo investimenti né un'idea di espansione dell'economia, non se ne occupa proprio. E quando se ne occupa è per peggiorare le cose. Come col blocco delle indicizzazioni per le pensioni lorde da 1.500 euro. Come col taglio delle detrazioni Ires. Se la politica è l'arte di risolvere i problemi, mai governo fu più impolitico di quello gialloverde.

Ma se, come osservava Pietro Calamendrei, il rinvio è il giusto simbolo della politica italiana, questo «governo del cambiamento» è in perfetta continuità con i peggiori governi che l'hanno preceduto. È solo una questione di tempo, dunque. Poi i nodi stretti da questa legge di bilancio verranno al pettine e i cittadini/elettori si renderanno conto che il cambiamento c'è stato, ma in peggio.

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