Il campione di nuoto annegato a vent'anni per colpa di un'ancora

Luca Giacoletti si è tuffato dal gommone per disincagliarla. Poi non è più emerso

Il campione di nuoto annegato a vent'anni per colpa di un'ancora

L'acqua era il suo grande amore. E proprio il mare lo ha tradito, uccidendolo. Luca Giacoletti, venti anni, giovane campione di nuoto, è morto annegato sabato scorso nel mare dell'Addaura, a Palermo, mentre cercava di disincagliare un'ancora.

Una tragedia inspiegabile per un nuotatore esperto come lui, che ha lasciato senza parole decine di persone, costrette ad assistere impotenti al recupero della salma. Per Luca l'acqua era l'elemento naturale. Insieme al fratello Gabriele aveva iniziato a nuotare da piccolo e a otto anni aveva collezionato già molte medaglie. Poi, con il passare del tempo, la passione era cresciuta di pari passo l'impegno, che lo aveva portato a vincere nel 2015 il Femmine Island Swim, 3.500 metri a nuoto dalla spiaggia di Isola fino alla circumnavigazione dell'isolotto e ritorno. Un'impresa che l'allora diciassettenne aveva compiuto in 49 minuti e 5 secondi.

Sabato pomeriggio, invece, Luca si è fatto sconfiggere dalla corrente. Era uscito con alcuni amici in gommone e nel tratto di mare all'altezza del Solemar si è tuffato per liberare l'ancora, rimasta incagliata tra le onde, agitate dal forte vento. Ma a bordo non è più risalito. Gli altri ragazzi hanno lanciato immediatamente l'allarme. Qualcuno si è gettato in mare, mentre gli altri lo chiamavano con il megafono, sperando riemergesse e si trattasse solo di uno scherzo. Sul posto sono arrivati tre mezzi della guardia costiera e i sommozzatori dei vigili. Luca è rimasto per venti minuti sott'acqua. Quando verso le 19 è stato individuato, è stato trascinato fuori sino alla banchina davanti a una folla che assisteva muta. Ma non c'era più nulla da fare. I sanitari del 118 hanno tentato più volte di rianimare il ragazzo, ma inutilmente.

Sul corpo non è stata disposta l'autopsia e ieri nella chiesa di Gesù, Giuseppe e Maria di piazza della Parrocchia centinaia di persone, tra familiari e amici, di nuoto, calcetto, del liceo scientifico Galilei e dell'università, hanno salutato per l'ultima volta il loro campione. «Di Luca si può dire solo che era un bravo ragazzo - ha sottolineato il parroco -. Chi l'ha conosciuto non potrà dimenticare la sua tenacia, la sua intraprendenza. Era sempre attento e presente con tutti. Voleva conquistare il mondo. Muore giovane chi è caro al cielo». «Ricorderemo per sempre il tuo sorriso, i tuoi occhi belli e onesti - hanno ricordato gli amici tra le lacrime -. Adesso nuota nel cielo che ha lo stesso colore del mare che tu amavi tanto».

All'uscita della chiesa carabinieri e vigili del fuoco si sono stretti attorno alla mamma del ventenne, al papà, agente della polizia marittima e ai tre fratelli, mentre sulla sua pagina Facebook in molti hanno voluto lasciare un ricordo.

«Di te, mi ha sempre colpito la tua disponibilità e la tua bontà - scrive Alberta Limblici - la tua solarità, il tuo sorriso e il tuo voler bene. Eri un ragazzo d'oro, brillante in tutto, veramente, in tutti i campi, come poche persone che ho conosciuto. Eri un campione, in tutti i sensi. E voglio ricordati così. Ciao Luchino».

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