Il Canada sceglie il futuro tra veli, scandali e rigore

Il liberale Trudeau in vantaggio nei sondaggi sul premier conservatore Harper. Ma a pesare saranno le politiche sull'immigrazione. E le tasse

Il Canada sceglie il futuro tra veli, scandali e rigore

Dal rilancio dell'economia alla lotta al terrorismo, dal velo islamico alla revoca della cittadinanza per chi si macchia di gravi reati. Se questi sono stati i temi che in Canada hanno dominato il dibattito in vista delle elezioni federali di domani, nel rush finale della campagna elettorale l'attenzione degli elettori si è spostata su alcune rivelazioni che i favoriti alla poltrona di primo ministro stanno cercando di arginare. Ad avere qualche grattacapo sono il liberale Justin Trudeau e il conservatore Stephen Harper, a capo del governo in carica da quasi dieci anni, rispettivamente al primo e al secondo posto nei sondaggi elettorali con il 37% e il 31% dei consensi, seguiti nella corsa a tre da Thomas Mulcair, leader del Nuovo Partito Democratico (Ndp).

Mercoledì si è, infatti, dimesso il co-responsabile della campagna elettorale dei Liberali Dan Gagnier dopo che è venuta alla luce una sua email spedita a TransCanada, compagnia di costruzione di gasdotti, in cui si davano indicazioni su come esercitare attività di lobbying in caso di vittoria del Partito liberale. Una vicenda che ha riportato alla memoria lo «sponsorship scandal», uno scandalo sull'uso improprio di soldi pubblici e corruzione in Québec nei primi anni 2000. Anche su Harper all'inizio della campagna elettorale si erano allungate alcune ombre durante il processo al senatore Mike Duffy accusato di frode e abuso d'ufficio, ma il motivo di imbarazzo per lui negli ultimi giorni è stata la partecipazione a uno dei suoi incontri elettorali del discusso ex sindaco di Toronto, Rob Ford, che a suo tempo aveva ammesso l'uso di crack. Qualche giorno fa è stato diffuso un estratto di un libro in fase di pubblicazione, in cui si racconta di una telefonata in cui Ford minacciava di uccidere la moglie.

Domani notte (le prime ore del mattino di martedì in Italia) si saprà quanto gli ultimi avvenimenti avranno pesato sulla decisione di voto di 26 milioni di canadesi che dovranno eleggere 338 parlamentari e scegliere se voltare pagina o no. La campagna elettorale di Trudeau e Mulcair si è, infatti, giocata tutta sulla prospettiva di un reale cambio di marcia dopo quasi 10 anni di governo conservatore. Il Canada è tra i Paesi più ricchi del mondo, ma negli ultimi anni la crescita economica ha rallentato (con una parentesi di recessione nel primo quadrimestre del 2015) e la disoccupazione è salita al 7,1%: quest'anno si sono persi 35mila posti di lavoro nel settore petrolifero per il calo del prezzo del greggio e negli ultimi 10 anni sono 400mila quelli andati in fumo nel comparto manifatturiero. Sia ben chiaro, il Canada è destinato a far sempre perno sulla sua riserva di risorse naturali (petrolio e gas rappresentano il 10% dell'economia e il 25% delle esportazioni) ma non potrà più essere greggio-centrico. Insomma è il momento per i politici di immaginare un nuovo futuro, avere una nuova visione. I Liberali hanno puntato su Justin Trudeau per simboleggiare il cambiamento: a 44 anni si candida a guidare il Paese e parla con passione su come ridare slancio all'economia, ossia con investimenti in infrastrutture (strade e trasporti pubblici), garantendo così anche nuovi posti di lavoro, finanziati con tre anni di deficit di bilancio. Continuare con la politica del rigore, invece, è la proposta di Harper che promette di creare 1,3 milioni di posti di lavoro entro il 2020, riduzione delle tasse, apertura ai mercati asiatici. Nelle ultime settimane il primo ministro ha anche posto l'accento su una politica d'immigrazione di maggiore cautela e sulla questione del niqab: ha cercato di imporre il divieto alle donne musulmane di prestare giuramento, durante la cerimonia per diventare cittadine canadesi, con il volto coperto dal velo islamico. Nonostante sia stato sconfessato dalla Corte federale, i sondaggi hanno invece segnalato un aumento del suo consenso. La sua battaglia, cui si è aggiunta anche la proposta di revocare la cittadinanza ai condannati per terrorismo, ha però alimentato un sentimento anti-islamico che stride con la tradizione di pacifica convivenza e tolleranza di un Paese di migranti.

Sul tema del velo islamico Thomas Mulcair si è posto al fianco delle donne musulmane, perdendo però terreno nei consensi. Il gradimento dell'Ndp - partito di centro-sinistra che vuole aumentare le tasse per le aziende ed è contrario all'apertura dei mercati - è, infatti, passato dal 30% al 24%.

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