
Tra la piazza e il partito, il Pd e il centrosinistra sono incartati sul riarmo europeo e la guerra in Ucraina. E la segretaria del Pd Elly Schlein apre all'ipotesi di «un chiarimento interno al Pd», aggiungendo: «Le forme e i modi li valuteremo». La piazza per l'Europa, convocata da Michele Serra di Repubblica, doveva essere l'occasione per compattare le opposizioni. E invece, così come è accaduto mercoledì alla delegazione dem a Bruxelles, si continua a procedere in ordine sparso. La piazza, dunque. Prima ancora delle divisioni del partito. Durante la conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa di sabato, tocca proprio a Serra (foto a sinistra) il compito di bacchettare i partiti dell'opposizione. «Che la manifestazione l'abbia dovuta organizzare io vuol dire che c'è qualcosa che non funziona nel principio di rappresentanza», denuncia il giornalista di Rep. Schlein insiste con il «no al riarmo dei singoli Stati» e stronca il piano von der Leyen. Ma nel Pd andranno in piazza ognuno con le proprie parole d'ordine. Chi per il riarmo, chi su una linea più pacifista. Con i primi sta il leader di Azione Carlo Calenda, che ha rivendicato la sua presenza all'evento «per un'Europa libera e armata». A sinistra dei dem, invece, c'è Avs. La formazione di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni parteciperà alla piazza di Serra sventolando anche le bandiere della Pace e contro il RearmEu. A completare il quadro il M5s. Che, pur tra i timori per un flop della piazza solitaria del 5 aprile a Roma, continua a tirare dritto e non sarà alla manifestazione di Serra, dove sul palco si alterneranno artisti e intellettuali, tra cui Jovanotti (foto a destra), Liliana Segre (in video messaggio), il sindaco di Barcellona Jaume Collboni, lo scrittore Javier Cercas, Corrado Augias, Gianrico Carofiglio, Renzo Piano.
Nel frattempo si continua a ballare la rumba all'interno del Pd. Schlein e i suoi sono al lavoro in vista della risoluzione da presentare al Senato e alla Camera martedì e mercoledì in occasione delle comunicazioni della premier Giorgia Meloni prima del Consiglio Ue. L'obiettivo è evitare una nuova spaccatura, dopo quella del Parlamento europeo. Intanto l'ex capogruppo al Senato, Luigi Zanda, mette sul tavolo la questione della leadership della coalizione e chiarisce: «Schlein non è pronta a fare la candidata premier». Lo stesso Zanda aveva chiesto un congresso straordinario. Ad aprire alla resa dei conti interna è il capogruppo al Senato Francesco Boccia, vicino a Schlein, che dice: «È necessario un chiarimento politico».
Mentre la leader pensa, come contromisura, di occupare con i suoi tutta la segreteria, Alessandro Alfieri, coordinatore della corrente di minoranza interna, smorza: «Non serve un congresso». La leader sfida le correnti e minaccia il golpe, ma è cominciata l'operazione di logoramento.
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