Sicilia nel caos degli arrivi indiscriminati. Ora è stato istituito il blocco di accesso, ma prima? Un sacco di persone hanno fatto rientro a casa, rischiando di contagiare familiari e amici, e in alcuni casi è accaduto. La gente è spaventata. È furiosa con chi governa e non ha vigilato per contenere il contagio. E ce l'ha, ovviamente, con i tanti incoscienti che, in barba alle raccomandazioni e all'assunzione di responsabilità, hanno messo a repentaglio la vita di tutti. Sono ben 40mila quelli che, dopo il rientro al Sud, si sono registrati sul portale della Regione siciliana, e a questi va aggiunto il sommerso.
Si decide (incoscientemente) di voler tornare in Sicilia, ci si imbarca sul primo mezzo disponibile e la cosa è fatta. Basti pensare al caso emblematico di una signora malata di coronavirus che è partita dall'aeroporto di Milano, ha fatto scalo a Roma e ha preso il Roma-Catania, poi è rientrata in taxi a casa a Modica (Ragusa). Nessun controllo. Ora è ricoverata all'ospedale Maggiore, eletto a Covid Hospital, anche se, stando alla denuncia del sindaco della città, Ignazio Abbate, «mancano presidi medici». «Le mascherine sono più che razionalizzate o costruite artigianalmente, guanti, camici, tute, insomma il minimo equipaggiamento necessario dice - diventa un lusso, un miraggio». La signora sarà denunciata per attentato alla salute pubblica. E non è l'unico caso: la caposala all'ospedale di Modica è indagata per epidemia colposa. L'inchiesta, aperta dal procuratore capo di Ragusa Fabio D'Anna, è volta a chiarire se la donna abbia o meno manifestato sintomi sospetti mentre era in servizio. Il 19 marzo, scoperta la positività al coronavirus della donna, l'Asp ha chiuso il laboratorio analisi del nosocomio per sanificare gli ambienti. Molti dei contagi registrati sono legati ai casi di rientro. A Villafrati sono 62 gli ospiti di una struttura di riposo contagiati dalla parente di un anziano rientrata dal Nord. Villafrati si aggiunge alla lista dei Comuni zona rossa: Agira (Enna) e Salemi (Trapani). Qui fino al 15 aprile ci sarà il divieto di entrata e uscita dal territorio e la sospensione di ogni attività ad eccezione dei servizi essenziali e di pubblica utilità.
A combattere la battaglia per chiedere controlli serrati sugli automobilisti, il sindaco di Messina, Cateno De Luca, che il 23 sera e pure ieri era all'imbarco ed è salito sul traghetto diretto a Villa San Giovanni per monitorare la situazione. Il governatore Nello Musumeci fa sapere di avere potenziato i controlli: «Fino a domenica erano centinaia le persone che entravano in Sicilia senza titolo perché il governo nazionale non aveva predisposto la barriera. Ho fatto la nota di protesta al ministro dell'Interno che ha collocato 85 uomini in divisa a Villa San Giovanni, perché bisogna gridare per avere i propri diritti in questa terra». E il blocco ora sta funzionando: un centinaio di persone, a bordo di 44 automobili, è bloccato a Villa San Giovanni. È stato attivato un presidio sull'autostrada A2 per il controllo delle auto dirette in direzione sud verso gli imbarchi di Villa San Giovanni.
Stimando dai 4.500 ai 7mila contagi, in Sicilia si lavora per realizzare le unità di terapia intensiva. «Più di 200 sono operative - dice Razza - e di queste 60 occupate.
Ma cerchiamo di dedicare oltre 500 posti ai pazienti Covid. La protezione civile ci ha consegnato i primi 13 ventilatori, ma siamo al lavoro per poter dotare tutte le unità». Si contano 799 casi positivi (+118 rispetto a ieri), 27 guariti, 337 ricoverati e 20 deceduti.
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