Niente scuola in Campania fino alla fine di gennaio. E pure la Sicilia rimanda il rientro in classe anche se per ora soltanto per 3 giorni. Prosegue il braccio di ferro sulla riapertura delle scuole in presenza tra il governo, pronto ad impugnare le ordinanze sulla Dad, e le regioni in rivolta. Nonostante il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ribadisca che si torna a scuola «in presenza e in sicurezza» e che la normativa, rispetto alla attuale situazione pandemica, non ammette decisioni autonome degli enti locali in merito alla didattica a distanza Vincenzo De Luca non arretra.
L'ordinanza che dispone la Dad è legittima perché giustificata dal dilagare della variante Omicron, insiste il governatore. Tutte le misure di contenimento del virus compresa la sospensione dell'attività didattica in materne, elementari e medie sono « indispensabili a scongiurare il tracollo del sistema sanitario regionale» e «adeguate alla diffusione dei contagi in tutti i territori». Nell'ordinanza si denuncia che le Asl oberate di lavoro non sono in grado di soddisfare le richieste di supporto richieste dalle scuole: impossibile assicurare «il contact tracing e gli screening prescritti dal decreto». Ma anche molte famiglie sono contro la Dad e ieri hanno presentato un ricorso al Tar per l'ordinanza di De Luca, già sollecitato dai giudici amministrativi a motivare le sue ragioni. E sul potenziamento del tracciamento interviene il commissario all'emergenza, Francesco Paolo Figliuolo che punta a coinvolgere di più pediatri e medici di famiglia per supportare l'attività delle Asl.
La preoccupazione per il ritorno in presenza è condivisa dai sindacati della scuola convocati ieri al ministero dell'Istruzione. Un incontro definito «deludente». Bianchi, denuncia la Cgil, si è limitato a illustrare la nota operativa con le indicazioni per l'applicazione delle nuove misure per la gestione dei casi di positività senza sciogliere «le criticità e i numerosi dubbi segnalati dalle scuole».
La questione più spinosa resta quella della discriminazione tra vaccinati e non vaccinati quando vengono individuati due positivi in classe nelle medie e nelle superiori. Bianchi ha chiarito che «i requisiti per poter frequentare in presenza, durante il regime di autosorveglianza, devono essere dimostrati dall'alunno interessato alla scuola di appartenenza». Accertamento che non comporta «violazione della privacy», assicura il governo.
Ma il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Anp, Antonello Giannelli, ritiene «inaccettabile chiedere ai ragazzi il loro stato vaccinale». Per domani è già fissato un faccia a faccia tra Giannelli e il ministro per chiarire questo punto. Bianchi ha pure confermato che il decreto prevede tamponi gratuiti per chi è in regime di autosorveglianza. I tamponi potranno essere effettuati anche in farmacia e strutture convenzionate.
Ma la grande incognita di domani è rappresentata dall'impatto dei contagi. «Il numero di studenti positivi, in alcune scuole, ha già raggiunto l'ordine delle decine e addirittura centinaia e questo rende quasi impossibile attuare le procedure previste - spiega Giannelli - È molto improbabile che il sistema sanitario, nonostante il supporto delle farmacie nell'esecuzione dei tamponi per gli studenti della scuola secondaria, possa smaltire tempestivamente l'enorme carico di lavoro».
Le stime sulle cattedre potenzialmente scoperte sono catastrofiche.
«Stimiamo che lunedì potrebbero essere assenti 100mila dipendenti della scuola su un milione, tra docenti e personale Ata, ovvero un 10% del totale, per le più svariate questioni legate a Covid, quarantene e vaccini», avverte Giannelli.
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