Maturità, valutazione, quarantene, tamponi, mascherine e gestione positivi Covid. La comunità scolastica già sopraffatta dall'emergenza pandemica è finita in un tritacarne di polemiche e scontri politici che si consumano a scapito del diritto allo studio e anche del diritto ad una normalità che viene dichiarata a parole ma non esiste nei fatti.
Da settimane presidi, docenti studenti e famiglie chiedono di semplificare i protocolli di gestione dei casi positivi. Decisioni promesse e slittate fino ad oggi. Il nodo che dovrebbe essere sciolto oggi in consiglio dei ministri è quello della distinzione tra vaccinati e non vaccinati in caso di dad. All'interno della maggioranza non c'è accordo. Ieri il consiglio federale della Lega, su proposta del leader Matteo Salvini, ha votato all'unanimità un principio: nessuna differenziazione tra bimbi vaccinati e non vaccinati in caso di dad. Di parere diverso Forza Italia che chiede di limitare il ricorso alla dad con oltre i 4 casi in classe e soprattutto di destinarla soltanto ai non vaccinati, eliminandola per vaccinati o guariti. Ipotesi valida anche per il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ma bocciata da molte associazioni di famiglie e docenti che non saprebbero come spiegare una scelta che ai piccoli alunni apparirebbe soltanto discriminatoria ed ingiusta. Il ministero della Salute poi vorrebbe lasciare intatti i protocolli attuali alle elementari e nelle materne dove la percentuale di vaccinati è ancora molto bassa. Prima del cdm un vertice del Comitato Tecnico Scientifico cercherà di sciogliere i nodi sulla gestione dei positivi.
Come se non bastasse l'emergenza Covid, che da quasi tre anni funesta il regolare svolgimento delle lezioni, con l'annuncio del ritorno di due scritti in presenza si è aperto anche il caso Maturità. Presidi, docenti e studenti chiedono di far svolgere soltanto una prova scritta, quella di Italiano. Persino la sottosegretaria all'Istruzione, Barbara Floridia, si è detta perplessa di fronte alla decisione del ministro, Patrizio Bianchi. «Ho manifestato la mia contrarietà alla reintroduzione della seconda prova perché conosco le difficoltà a cui sono esposti gli studenti dopo due anni di pandemia - dice la Floridia- È una scelta che espone studenti e docenti ad alcuni problemi. Mi conforta il fatto che siano questi ultimi, che hanno il polso del livello di prestazioni affrontabile dai propri studenti, a gestire la seconda prova».
Proprio il fatto che la seconda prova sia scelta dalle singole commissioni renderà la Maturità «ingiusta» per il Coordinamento dei presidenti del Consiglio di istituto di Roma e del Lazio. «La scelta della seconda prova di esame sarà diversa per ogni commissione di esame, quindi sia all'interno dello stesso Istituto che fra i diversi Istituti dello Stato. -scrivono i genitori in una nota- Ma la votazione finale che conterà nel curriculum scolastico a vita, che servirà per una borsa di studio poi è uguale per tutti. E questo è profondamente ingiusto».
Alla normalità, concludono, «si ritorna con i fatti quelli concreti: non a parole mettendo sulla carta un esame di maturità che è una beffa» visto che i ragazzi «due anni fa sono andati a scuola in presenza solo 70 giorni scarsi su nove mesi, che hanno fatto mesi in Dad e ancora oggi non hanno stabilità».
Ma sono i dirigenti scolastici per primi a chiedere al ministro di cancellare la seconda prova scritta. Il presidente dell'Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli fa notare che «negli ultimi due anni non abbiamo fatto scritti e il ritorno alla normalità deve anche essere graduale». Giannelli sottolinea che «quest'anno vanno a sostenere la maturità dei ragazzi che hanno avuto problemi per tre anni di seguito poiché si sono fatti tutto il triennio con la pandemia».
Quindi no alla seconda prova scritta anche perchè «non ha carattere
nazionale, come avviene normalmente e le discrepanze tra le varie classi aumenteranno». E visto che il provvedimento deve essere discusso nel merito in sede parlamentare Giannelli auspica «un ripensamento da parte del ministro».
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