Caos sulle nomine Ue. Il veto dei socialisti a Fitto vicepresidente

Glucksmann: "Sia pro Europa". La mediazione Ursula-Meloni

Caos sulle nomine Ue. Il veto dei socialisti a Fitto vicepresidente
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Ecr non ha votato Von der Leyen, per questo i socialisti europei diranno no a Raffaele Fitto (foto a destra). Questa la minaccia del leader dei socialisti francesi, Raphael Glucksmann (foto a sinistra), che ha dichiarato il no del suo gruppo alla vicepresidenza del ministro italiano. Ma cosa c'è dietro il muro di Glucksmann? Il socialista d'oltralpe, evidentemente condizionato anche dai riflessi di politica interna francese, torna su una tesi che sembrava ormai superata, e dice che Fitto non potrebbe ricoprire il ruolo di vicepresidente della commissione perché l'alleanza che ha sostenuto von der Leyen nel luglio scorso non includeva i conservatori di Ecr e «quindi non c'è motivo di dargli una vicepresidenza». Non contento aggiunge che «se poi Von der leyen e Meloni hanno fatto un negoziato parallelo, allora che ce lo dicano, ma se vuole contare sulla maggioranza che l'ha sostenuta a luglio, gli accordi sono quelli». «Simul stabunt, simul cadent». Sceglie la metrica latina Fulvio Martusciello, capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo, per replicare a Glucksmann. Una posizione che è in netto contrasto con gli accordi iniziali sulla maggioranza Ursula bis e il risultato elettorale dello scorso giugno. Secondo l'eurodeputato azzurro, Glucksmann e i suoi «continuano a minacciare Fitto con una pistola scarica, dimenticando che l'audizione di Ribera è fissata dopo quella di Fitto» e mettendo in risalto il dato politico. «È evidente che i socialisti stanno giocando una partita pericolosa, fatta di attacchi privi di reale fondamento» per cui, aggiunge, ogni tentativo di delegittimazione «cadrà nel vuoto e non ci faremo intimidire da pressioni politiche sterili».

Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr, spiega che le parole di Glucksman sono «sgradevoli nel tono e nel contenuto, perché Fitto, prima di essere l'indicazione di un governo di centrodestra, rappresenta l'Italia, con la sua storia e la sua dignità». L'eurodeputato di Fdi aggiunge che «politicizzare le audizioni dei commissari, senza tener conto del contenuto delle loro affermazioni, rischia di creare un meccanismo perverso di sgambetti reciproci senza lieto fine per nessuno».

Sulla stessa lunghezza d'onda il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che da Pechino osserva che non bisogna «mettere i bastoni tra le ruote» a Fitto, né creare problemi «con posizioni pregiudiziali». I quel caso, aggiunge, «significherebbe fare un danno all'Unione europea e alla nuova Commissione». Per Tajani Fitto rappresenta «la miglior soluzione che l'Italia poteva proporre, è un europeista ed è equilibrato, siamo ottimisti e convinti che Fitto supererà la prova».

Chiude la polemica, per ora, il commissario lettone Valdis Dombrovskis che,

elogiando l'Italia per come sta gestendo il dossier Pnrr, assicura: «Lavorerei insieme al vicepresidente esecutivo Fitto, così come in questo momento lavoro come vicepresidente esecutivo insieme al commissario Gentiloni».

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