Roma - Tuta mimetica, jeans, fazzoletto azzurro, una leggera brezza mediterranea tra i capelli, le pacche sulle spalle, i selfies con i soldati. Per Matteo Renzi il viaggio in Libano nel nostri mille caschi blu della missione Unifil è più di una photo opportunity o la speranza di un rilancio internazionale, è l'occasione per attaccare ancora Bruxelles sulle quote degli immigrati. «L'Europa scriva meno lettere e prenda esempio da qui. Quanto a noi, siamo un Paese che ha dato tanto al mondo e che, anche grazie a voi, può guardare chiunque a viso aperto. Viva l'Italia, viva la capacità di stare nelle Nazioni Unite a testa alta e con l'orgoglio di rappresentare il tricolore».
Renzi d'attacco, vestito da militare. In realtà deve giocare in difesa, perché i fronti aperti internazionali sono tanti e delicati e il premier sembra in sofferenza: lo scontro con la Merkel che decide per tutti, il braccio di ferro con la Commissione sulle regole e la flessibilità, la richiesta a Obama di una mano per risolvere il caso dei marò, i rapporti con la Russia, l'impegno giudicato dagli Usa troppo morbido contro l'Isis. E la freddezza con Federica Mogherini, «sua» ex ministro degli Esteri: aveva fatto fuoco e fiamme per piazzarla come Alto rappresentare Ue, per lei aveva sacrificato un posto da commissario economico e ora, invece di aver acquistato sponde e peso, si ritrova spesso escluso dai vertici e dai dossier che contano.«Ma che immagine penosa - scrive su Twitter Matteo Salvini - quella di Renzi in tuta mimetica in Libano. In due anni di governo niente di fatto per i marò, più di 300.000 immigrati sbarcati e mantenuti in Italia, la marina militare costretta a fare da scafista, polizia e carabinieri disarmati nei confronti dei delinquenti». Conclusione: «Togliti la divisa, non sei proprio degno di indossarla».
Anche secondo Maurizio Gasparri «è intollerabile vederlo in mimetica, piuttosto si metta la tuta rossa della Banda Bassotti». Al vicepresidente del Senato non piace «il mito falso e retorico del politico in divisa, nemmeno quando lo hanno fatto qualcuno della mia parte». Come ad esempio Ignazio La Russa, che invece la pensa diversamente: «Fa bene il premier ad accettare l'invito dei vertici militari ad indossare la mimetica durante le visite nei teatri internazionali, in segno di vicinanza e solidarietà agli uomini e alle donne con le stellette che difendono la pace e onorano l'Italia. Però quando lo facevo io l'intellighenzia di sinistra e i finto-pacifisti mi accusavano di esibizionismo fascistoide».
Ma la divisa maculata di Renzi dura lo spazio di un mattino. Nel pomeriggio, di nuovo incravattato, eccolo a Beirut nel palazzo del Gran Serraglio accanto al primo ministro Tammam Salam mentre riprende a martellare Bruxelles. «Credo che l'Europa debba guardare di più e meglio dalla lezione di civiltà che arriva da questa direzione», cioè da un Libano che, con quattro milioni di abitanti, ha accolto un milione e mezzo di siriani in fuga. Renzi è sempre più insofferente di fronte ai richiami della Ue, culminati nella procedura d'infrazione aperta in materia di asilo quando poi «i numeri della relocation sono inaccettabili».
Basta lezioni da chi bombarda in Siria ma svicola sull'accoglienza.È un modo pure per rispondere a Salvini.
«Non c'è un'invasione, 150mila sbarchi è un numero alto e non dobbiamo far finta di niente, ma bisogna smettere con gli slogan e iniziare a fare le cose concrete per affrontare il problema rifugiati». In Medio Oriente, conclude, «l'Italia sta facendo la sua parte: in Libano è ormai una presenza storica, dal 1982, con l'umanità e la professionalità made in Italy».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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