Non era mai successo nella storia degli Stati Uniti, da quando, all'inizio degli anni Sessanta, iniziarono le rilevazioni statistiche. E la notizia è per questo sconvolgente. Negli ultimi 12 mesi Washington ha arrestato oltre 1,7 milioni di migranti. Tra inizio ottobre 2020 e fine settembre di quest'anno, infatti - le statistiche negli Stati Uniti considerano l'anno fiscale e non quello solare - una marea di migranti, provenienti da più di 160 paesi del mondo a dimostrazione di come il fenomeno sia globale, sono stati contabilizzati dalla US Customs and Border Protection. Il Messico è stato la più grande fonte di migrazione durante l'anno fiscale 2021, con 608.000 messicani arrestati. Il secondo gruppo più cospicuo è costituito da un mix di migranti haitiani, venezuelani, brasiliani, ecuadoriani e cubani (367.000 arresti). Seguono i migranti dall'Honduras (309.000), dal Guatemala (279.000) e da El Salvador (96.000).
Un triste record, quello degli arresti, per il presidente Joe Biden ma anche per la sua vice, Kamala Harris, che dalla scorsa primavera ha la delega sulle questioni migratorie per frenare quello che oggi risulta essere un disastro annunciato. Nello stesso periodo temporale, più di un milione e 100mila di questi disperati alla ricerca del «Sogno americano» sono stati espulsi in Messico o nei loro paesi d'origine.
A queste cifre mai verificatasi prima c'è da aggiungere un altro record all times, quello dei 145mila bambini ed adolescenti non accompagnati, bloccati alle frontiere statunitensi, sia di terra che marittime. Di questi, 11mila sono attualmente affidati alla custodia delle autorità Usa, non essendosi ancora riuniti né le famiglie di origine, né avendo tuttora incontrato possibili genitori affidatari. E proprio a causa delle sue politiche migratorie la popolarità del presidente Biden nei sondaggi di opinione è diminuita drasticamente.
Eppure l'inquilino della Casa Bianca in campagna elettorale aveva aperto - a parole - le porte ai migranti, promettendo mari e monti, compresa la cittadinanza per gli oltre 12 milioni di illegali residenti negli Stati Uniti. Il risultato, oggi drammatico, è che la maggior parte di costoro, intervistata dai media ai confini di California, Arizona, New Mexico e Texas, afferma di essersi messa in viaggio attirata proprio dalle promesse non mantenute del leader democratico. Già perché Biden, una volta insediatosi lo scorso 20 gennaio, al di là delle parole ha nei fatti confermato tutte le politiche di Trump, eccetto la costruzione del Muro. Risulta così che attualmente solo il 35% degli americani approvi la sua gestione del problema del confine sud, in un sondaggio dell'Ap-NORC Center for Public Affairs Research. «Il gran numero di espulsioni durante la pandemia ha contribuito a un numero maggiore di tentativi di attraversamento delle frontiere», spiega l'amministrazione di Biden.
In parte è vero ma c'è una serie di fattori che hanno favorito il flusso record di migranti: il crollo economico in tutta l'America Latina a causa del Covid, la violenza delle gang, la repressione dittatoriale in diversi paesi (Venezuela, Nicaragua e Cuba in testa) ed eventi meteorologici estremi.
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