A 10 anni l'estate è infinita, i tre mesi senza scuola sono un non-tempo meraviglioso fatto di ghiaccioli, pantaloncini, pattini e partite di pallone. Un senso di «infinito», ma meno poetico, ce l'hanno anche i genitori. Che sanno con esattezza che le settimane estive da gestire sono 12. Metà delle quali nei centri estivi a suon di 150 euro a settimana (il 10% in più rispetto all'anno scorso).
Il «vuoto» estivo riapre un dibattito datato: l'Italia è uno dei pochi Paesi europei dove le scuole «vanno in vacanza» per 3 mesi pieni (e chi se li dimentica) lasciando l'onere della gestione dei figli interamente sulle spalle delle famiglie. Altrove la chiusura estiva delle scuole si attesta su periodi decisamente più brevi, pari a 6-8 settimane consecutive in Germania, Francia o Regno unito. Lo spunto per ripensare la pausa estiva è stato lanciato a più riprese da docenti, presidi. E anche da Matteo Salvini. Ma non se ne è mai fatto niente. Sono 5,6 milioni i bambini tra i 5 e 14 anni e oltre 3,5 milioni le famiglie alle prese con la chiusura delle scuole. Immaginando che una coppia, andando in ferie anche parzialmente sfalsate, riesca a coprire almeno un mese di questo tempo, il costo medio che dovrebbe sostenere sarebbe superiore a 1.200 euro (nel caso di 8 settimane), sfiorando invece i mille euro per 6 settimane. I costi quasi raddoppiano se c'è un secondo figlio, considerando che lo sconto medio per i fratelli, qualora applicato (nel 46% dei casi non è infatti previsto) raramente supera il 10%. Nell'ipotesi in cui una famiglia abbia quindi due o più bambini, la spesa sale a 2.382 euro. E il problema è parecchio sentito, contando che la maggior parte delle famiglie resta esclusa dai parametri Isee per accedere ai centri estivi convenzionati che, per altro, non sono tantissimi.
L'impietosa fotografia dell'estate «calda» dei portafogli dei genitori viene scattata da Adoc (associazione difesa orientamento consumatori) e Eures (ricerche economiche e sociali) che ha realizzato una mistery client tra oltre 80 centri estivi di 5 città del Nord (Milano e Bologna) del Centro (Roma) e del Sud (Napoli e Bari) per rilevarne l'attività, i servizi offerti, gli orari e soprattutto i costi. «Negli anni - si legge nella relazione finale - questo tipo di servizio è divenuto sempre più vasto e differenziato, interessando diverse tipologie di strutture (dalle scuole ai centri per l'apprendimento delle lingue, ai centri sportivi) e prevedendo attività che promuovano, oltre alla componente ricreativa (ludica o sportiva), anche la sfera cognitiva: musica, teatro, lingue straniere. Tuttavia i costi risultano in continuo aumento, costituendo un serio problema per le famiglie, specialmente quelle con più figli».
Milano risulta la città decisamente più cara, con un costo medio a settimana di 218 euro (che scende a 176 euro per l'orario ridotto), registrando un valore pari a circa il doppio di Bari (dove un centro estivo con orario pieno costa mediamente 100 euro a settimana, scendendo a 49 per l'orario ridotto) e di Napoli (123 euro per il tempo pieno e 60 per quello ridotto).
Tra le città del Nord, Bologna, con 148 euro per il tempo pieno e 98 per l'orario ridotto, segna il secondo valore più elevato, mentre Roma si colloca in una situazione intermedia, con 137 euro mediamente rilevati per il tempo pieno e 90 euro per quello parziale.
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