Carriere separate e Csm: dopo 25 anni ora si parte

Il testo alla prima lettura alla Camera. Costa (Fi): "Nel giro di pochi giorni chiudiamo il primo round"

Carriere separate e Csm: dopo 25 anni ora si parte
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Si comincia. Oggi il testo della riforma costituzionale della giustizia approda alla Camera, dopo un' attesa durata un quarto di secolo. Lo scheletro della legge è presto detto: appunto separazione delle carriere, creazione di due Csm, uno per i pm e l'altro per i giudici, un'alta corte per giudicare gli illeciti disciplinari al di fuori del perimetro di Palazzo dei Marescialli. In evidenza, anche i criteri di accesso agli organi di autogoverno della magistratura: i togati entreranno per sorteggio, i laici in due tempi: ci sarà il sorteggio, ma sulla base di un listone di avvocati con almeno 15 anni di professione e docenti universitari. Forza Italia, che a differenza di Fratelli d'Italia e della Lega ha presentato una manciata di emendamenti, punta invece a ripristinare per i laici l'elezione da parte del Parlamento in seduta comune. E questo manda su tutte le furie le correnti, già sulle barricate per l'impianto generale delle norme.

È uno dei primi scogli che dovranno essere affrontati, anche se l'incipit in aula sarà dedicato alle pregiudiziali di costituzionalità.

In ogni caso l'idea della maggioranza è di correre. «Io credo - afferma Enrico Costa, deputato di Fi - che nel giro di pochi giorni si possa chiudere il primo dei quattro round, per procedere poi con le altre tappe».

Fra l'altro, il testo incontra il favore di segmenti centristi dell'opposizione, da Italia Viva ad Azione e Più Europa. Il Pd, che è contrario, porterà a Montecitorio una settantina di emendamenti, ma i tempi della discussione saranno contingentati e dunque è difficile immaginare sorprese. Insomma, ciascuno farà la sua parte: anche i 5 Stelle e Avs che hanno preparato una cinquantina di emendamenti ciascuno. E proveranno a mandare in testacoda il convoglio, chiamato a fronteggiare anche l'imminente parere contrario del Csm che sottolinea il divorzio della riforma dalla «giurisprudenza costituzionale».

C'è chi parla di una svolta storica finalmente a portata di mano e disegna un calendario accelerato. «Entro l'estate - si è sbilanciato poco prima di Natale il Ministro Carlo Nordio - avremo la doppia lettura. Il primo sì a Montecitorio fra gennaio e febbraio, poi si va a Palazzo Madama. Tre mesi di pausa, come impone la legge, quindi la seconda lettura dovrebbe essere de plano».

Ammettiamo pure qualche rallentamento, parliamo comunque di brevi ritardi dopo decenni di inerzia e di balbettii. Il passaggio più rischioso è semmai quello relativo al probabile mancato raggiungimento della maggioranza qualificata dei due terzi. Dunque, si terrà quasi sicuramente il referendum confermativo, forse nel 2026, comunque prima della fine della legislatura. E Nordio benedice pure questa strada: «Se ci fossero i due terzi, qualcuno potrebbe pensare ad accordi sottobanco. Così invece ci sarà il referendum e sarà il popolo a decidere». E a mettere il sigillo sulla costruzione voluta dal centrodestra.

Gli avvocati sono ovviamente favorevoli alla svolta che dà profondità alla terzietà del giudice e pone sullo stesso piano accusa e difesa. Sul piede di guerra invece l'Anm che parla di riforma mal congegnata, inutile e vendicativa.

Anche Magistratura Indipendente, la corrente più conservatrice, si smarca dall'esecutivo: «Forse, anziché aprire inutili e dannosi conflitti - affermano Loredana Miccichè e Claudio Galoppi, rispettivamente presidente e segretario di MI - occorre lavorare per migliorare veramente l'attuale sistema». In pole position, per MI dovrebbe esserci la stabilizzazione degli addetti all'ufficio del personale che stanno dando ottima prova, ma sono a termine. Perché legati a doppio filo alle scadenze del Pnrr.

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