Cartelli dei prezzi, furbetti e scontro sui tributi. L'anno pazzo della benzina non è ancora finito

Gli aumenti colpiscono il «controesodo», dopo Ferragosto i massimi

Cartelli dei prezzi, furbetti e scontro sui tributi. L'anno pazzo della benzina non è ancora finito
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Qualche furbetto lesto a sfruttare la situazione probabilmente c'è stato, ma malgrado i controlli a tappeto della Guardia di finanza e un florilegio di cartelli in nome della concorrenza nulla è finora riuscito a domare l'incendio dei carburanti. L'«anno pazzo» al distributore inizia a gennaio quando il governo Meloni sceglie, dopo averlo ridotto strada facendo, di non rinnovare il taglio delle accise introdotto dall'esecutivo Draghi a marzo 2022 per concedere una tregua alla corsa dei prezzi innescato dalla guerra in Ucraina.

Poco importa se le accise siano l'eredità di un puzzle di tributi pensati per eventi affidati ai manuali di storia contemporanea (dalla tragedia del Vajont all'alluvione di Firenze, dalla guerra in Abissinia alla missione in Libano) poi riordinati e accorpati. Quello che conta anche in questo caso è la sostanza: le accise, che pesano più o meno per il 40% del prezzo finale alla pompa, assicurano ai conti pubblici un tesoretto (24 miliardi il gettito del 2021) a cui l'Italia non può rinunciare se vuole tagliare il cuneo fiscale per far ripartire il lavoro e concedere sgravi ai redditi più bassi. Anche perché alle accise va aggiunto l'incasso dell'Iva che frutta un altro 18 percento.

Così nel primo mese dell'anno la verde viene fotografata alla pompa a una media di 1,83 euro al litro contro gli 1,66 euro del dicembre precedente e ancora più salato è il gasolio; senza considerare le notevoli variazioni di prezzo sia tra la modalità «self service» e «servito» sia tra le stazioni situate in autostrada, lungo le statali o in città. Seguono mesi dove rari sono i momenti di tregua al caro pieno, tanto che in aprile la benzina arriva a 1,87 euro a litro, ripiega vicino a quota 1,8 il mese successivo e poi riparte in vista dell'estate.

Non molto ottiene, a conti fatti, anche la misura di imporre ai gestori di esporre due cartelli, uno con i prezzi praticati e l'altro con il costo medio regionale, così da indurre il cliente a farsi i conti in tasca prima del rifornimento. La fiammata inflativa non si placa e alle proteste delle associazioni dei consumatori contro i gestori tacciati di essere degli «speculatori»; accuse a cui il settore risponde piccato, evidenziando come la gran parte dell'incasso vada allo Stato, appunto con le accise. Fino ad arrivare a questi giorni con punte per la benzina da 2,8 euro al litro sulla autostrada Torino-Piacenza, un prezzo non così distante dall'esborso necessario per acquistare una bottiglia di vino da tavola, magari sfruttando le promozioni dei supermercati.

La stangata sta colpendo milioni di automobilisti al rientro dalle ferie: stando al ministero, tra il 14 e il 20 agosto la benzina si è collocata al massimo da luglio 2022 con la verde stabilmente sopra i 2 euro.

Da qui il pressing di opposizione e consumatori nel chiedere un nuovo taglio delle accise. Un invito respinto dal governo perché, come ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, in manovra non c'è spazio per fare tutto e le priorità sono altre.

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