CasaPound e Forza Nuova azzerati sui social: chiuse decine di pagine e profili

La decisione di Facebook e Instagram. L'ira dei militanti: "Ci cancellano perché siamo contro il governo". E preparano la class action

CasaPound e Forza Nuova azzerati sui social: chiuse decine di pagine e profili

Facebook e Instagram hanno staccato la spina a CasaPound e a Forza Nuova. Black out. È bastato un click e decine di pagine e profili sono stati oscurati dai due social network più diffusi al mondo. "È un atto discriminatorio", tuona Gianluca Iannone annunciando una class action contro i due colossi del web. "Ci cancellano perché oggi eravamo in piazza contro il governo Conte bis". "La polizia politica di Zuckerberg vuole impedire che ci sia opposizione al governo di estrema sinistra e a Bruxelles. È sintomatico che una cosa di questo genere accada il primo giorno di governo", fa eco Roberto Fiore annunciando "più piazza e più manifestazioni".

A sorpresa oggi pomeriggio, come rilancia l'agenzia Adnkronos, sono scomparse sia da Facebook sia da Instagram tutte le pagine "istituzionali" del movimento guidato da Iannone, a cominciare dalla pagina principale, "CasaPound Italia", che era stata "certificata" dalla piattaforma di Mark Zuckerberg con tanto di spunta blu e oltre 280mila follower. "Sono state colpite tutte le realtà che si rifanno a CasaPound", ha spiegato Iannone elencando, in particolar modo, gli account del Blocco Studentesco, della onlus Solid e degli amministratori della pagina del Primato nazionale, una rivista sovranista che non appartiene al movimento. Nel mirino sono finite anche svariate decine di profili personali che appartenevano non solo ai militanti della tartaruga frecciata ma anche a consiglieri comunali democraticamente eletti. Lo stesso è successo a Forza Nuova. Fiore parla di "migliaia di pagine oscurate" in modo "assolutamente pretestuoso, considerato che non c'è stato alcun casus belli".

Un portavoce di Facebook motiva la decisione del colosso di Menlo Park spiegando che "le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto" sui loro social network. Quindi ricorda la "policy sulle persone e sulle organizzazioni pericolose" che "vieta a coloro che sono impegnati nell'odio organizzato' di utilizzare" entrambe le piattaforme. "Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram - ha, poi, concluso - devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia". Gli account che sono stati rimossi oggi avrebbero, quindi, violato questa policy e, come annunciato dallo stesso portavoce, "non potranno più essere presenti su Facebook o Instagram".

Non è la prima volta che la scure dei social network si abbatte su CasaPound. Già durante la scorsa campagna elettorale erano state oscurato diverse pagine dal movimento. Su Twitter, l'unico social che non ha cancellato le pagine del movimento, Simone Di Stefano parla di "sputo in faccia alla democrazia". "Questo - tuona - è un abuso commesso da una multinazionale privata in spregio alla legge italiana". Per Luca Marsella, consigliere nel X Municipio di Roma, l'azzeramento di oggi è legato alla loro presenza alla manifestazione di oggi contro il nuovo governo giallorosso. "Qualcuno ha dato l'ordine di farci fuori", accusa. "Si tratta di un attacco inspiegabile - conclude - siamo un movimento riconosciuto e ci siamo presentati alle elezioni democraticamente".

Per il Partito democratico, invece, la decisione di Facebook e Instagram deve essere motivata da "ragioni gravi". I dem non nascondono la propria soddisfazione per la decisione dei due social network. "Meglio tardi che mai", esultano. Il presidente dei senatori piddì, Andrea Marcucci, tira addirittura in ballo Matteo Salvini sottolineando che "l'apologia di fascismo è un reato anche sui social". "Chi sparge odio e violenza non ha più campo libero sui social", fa eco l'ex ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli annunciando "una normativa complessiva di prevenzione e sanzione dei linguaggi d'odio sul web".

Al fianco di CasaPound si schiera invece Vittorio Sgarbi che parla di censura. Spero solo che l'improvviso oscuramento sia dovuto a problemi tecnici e non alle sue idee politiche", commenta il critico d'arte.

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