Confapi: "Facciamo noi i tamponi, ma fateci riaprire"

Il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, propone anche di effettuare i tamponi a tutti i lavoratori. Poi aggiunge che le aziende hanno bisogno di liquidità immediata

Confapi: "Facciamo noi i tamponi, ma fateci riaprire"

La fase due potrebbe iniziare dal 20 aprile come in Germania, ovviamente con gradualità e in condizioni di totale sicurezza”. La proposta arriva da Maurizio Casasco presidente di Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata che conta 80 mila aziende e 900 mila lavoratori. Si tratta delle imprese maggiormente colpite dal coronavirus. L’imprenditore suggerisce anche di effettuare i tamponi a tutti i lavoratori e di allungare i prestiti a 10-15 anni.

La ripresa

Le restrizioni sono in vigore fino al 13 aprile e il governo non ha ancora stabilito quando le imprese potranno ripartire. Secondo Casasco, è importante agire presto. “Per riaprire ulteriormente e gradualmente bisogna mettere in campo un protocollo - spiega il presidente di Confapi in un'intervista all'Huffington Post- che ha necessità ancora di una settimana per essere concordato con il Governo e le parti sociali, non ancora convocate”.

Quindi l’imprenditore propone il 20 aprile come possibile data per iniziare la fase due e ricorda che è necessaria una decisione del premier in questo senso. Casasco ribadisce l’importanza di trovare una data allineata con gli altri Stati europei “per dare certezze a clienti e fornitori e per non perdere fette di mercato che rischiano di non essere più recuperate”.

Poi il numero uno di Confapi precisa che le aziende necessitano di una percentuale a fondo perduto, come è successo in Germania, Svizzera, Stati Uniti. E ricorda che le imprese hanno bisogno di liquidità immediata. "Siamo chiusi, abbiamo i costi di affitti, macchine, personale, tasse - prosegue -. Ma anche di mutui e leasing, strumentali e immobiliari, su cui è urgente una moratoria di sei mesi come in Francia".

La proposta di Confapi

L’imprenditore spiega la strategia della Confederazione basata sui test a carico delle imprese. “Il primo step della nostra proposta è quello di fare i tamponi a tutti i lavoratori - precisa Casasco -. Quelli che hanno dai 50-55 anni in su rimangono a casa perché sono i soggetti statisticamente più a rischio. Ovviamente con il sostegno della cassa integrazione”. Stesso discorso vale per chi ha particolari patologie. Per tutti gli altri viene eseguito il tampone. Il presidente di Confapi dice che i positivi seguiranno le procedure già avviate e saranno controllati dalla Asl e dal medico.

Chi è negativo sarà sottoposto a un esame ematico anticorpale.

Questi test, già in essere, vanno autorizzati e poi effettuati non solo nei laboratori pubblici - evidenzia il medico -, ma ampliando la possibilità a quelli già autorizzati con codice specifico dalle Regioni”.

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