Una commissione d'inchiesta. Come quelle istituite per l'omicidio di Aldo Moro, sull'uranio impoverito o sulla mafia. Di capitoli sulla vicenda dei due Marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, se ne scriveranno ancora.
Uno di questi pare volerlo dettare Pierferdinando Casini, ex presidente della Camera e attualmente a capo della commissione Affari Esteri del Senato. Fu lui a guidare la delegazione parlamentare che nel gennaio dell'anno scorso andò a fare visita ai fucilieri di marina illegalmente detenuti in India. Intervistato dal Quotidiano Nazionale, Casini si è detto pronto a promuovere una commissione parlamentare d'inchiesta per accendere i doverosi riflettori su una storia che i governi italiani hanno gestito malamente sin dall'inizio. "Durante la visita in India delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera e del Senato - ha detto Casini - abbiamo ribadito che altri capitoli saranno aperti dopo il rientro dei marò sul territorio italiano". E la commissione sarà aperta, ma "prima i militari debbono essere riportati in Italia".
Sul banco degli imputati a quel punto potrebbero finire i magistrati italiani. Colpevoli di non essersi interessati della questione. "Certo - afferma infatti Casini - appare singolare che l’autorità giudiziaria italiana che interviene su tutto non abbia avocato a sé l’indagine su quanto è avvenuto. La nave Enrica Lexie è territorio italiano. I due marò erano nel nostro paese. È chiaro che sono stati commessi errori". Se i Pm italiani fossero intervenuti quando i due militari erano rientrari in Italia grazie ad uno speciale permesso rilasciato dalla corte indiana, sarebbe stato possibile trattenerli nel Belpaese.
Intanto però è arrivato il ricorso all'arbitrato internazionale. Sicuramente con troppo ritardo. "L’Italia - continua l'ex presidente della Camera - ha commesso l’errore di confidare nell’Autorità giudiziaria indiana. Abbiamo solo perso un sacco di tempo. I marò hanno pagato sulla loro pelle". E sulla posizione del governo di New Dehli aggiunge: "Dopo quasi quattro anni l’India tiene ancora in piedi, in sostanza, un regime di detenzione senza neppure aver formulato un capo di imputazione. È la madre di tutte le ingiustizie. Per questa ragione si è dovuta imboccare l’unica strada rimasta, quella dell’arbitrato internazionale".
Senza dimenticare che tentennamenti e tempi così lunghi per la risoluzione di una simile controversia hanno delle conseguenze. Anche per Pierferdinando Casini "è un precedente pericoloso per le missioni internazionali di pace, prime fra tutte quelle delle Nazioni Unite". Questo perché "la mancanza di garanzie per i soldati può spingere gli stati più responsabili a ritirare i loro contingenti militari".
Intanto i
Marò continuano ad essere formalmente prigionieri. Nonostante le carte depositate dai legali indiani al Tribunale di Amburgo dimostrino che a sparare non sono stati i fucili dei due soldati della San Marco.Sarebbe già una conquista se una commissione d'inchista riuscisse almeno a definire le responsabilità e gli errori commessi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.