Casini in vantaggio su Draghi. Tre giorni per il voto decisivo

All'inizio festival di schede bianche, si fa sul serio da giovedì. In ballo una decina di nomi, ecco chi sono

Casini in vantaggio su Draghi. Tre giorni per il voto decisivo

Alle 15 di oggi si parte: la prima chiama sarà per i senatori a vita. L'ultimo grande elettore, nella prima giornata di votazioni per eleggere il futuro presidente della Repubblica, che infilerà la scheda nell'insalatiera di Montecitorio sarà Riccardo Zucconi di Fratelli d'Italia. Nella griglia di partenza sono 10 (forse 11) i quirinabili. Ma dopo il passo di lato di Silvio Berlusconi, i favoriti sul campo restano in due: il premier Mario Draghi e l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. L'ex presidente per ora sarebbe favorito rispetto al premier. Il capo dell'esecutivo punta dritto al trasloco da Palazzo Chigi al Quirinale. Lo schieramento che spinge per l'operazione Draghi è trasversale. E va dal ministro degli Esteri Luigi di Maio al numero due della Lega Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico. Contro l'opzione Draghi sono stati avanzati dubbi dal numero uno del Carroccio Matteo Salvini, che ne preferirebbe la permanenza sulla poltrona di Palazzo Chigi. Anche Berlusconi e Conte sono scettici.

Mentre il leader di Italia Viva Matteo Renzi avverte: «La candidatura di Draghi, ammesso che lui abbia una sua strategia, può stare in piedi solo se ha un elemento politico». In ogni caso, la fumata bianca non arriverà prima di giovedì o venerdì. Nelle prime tre votazioni, i due schieramenti non intendono scoprire le carte. Se le forze politiche non trovassero l'intesa politica su Draghi, ecco che le quotazioni di Casini schizzerebbero. L'ex presidente della Camera è sparito dai radar. Casini è la carta di Renzi per mettere allo stesso tavolo Pd-Lega e Fi. Resterebbero fuori Fdi e M5S. L'attuale inquilino del Colle Sergio Mattarella è in Sicilia e ha quasi completato il trasloco. Forza Italia, una fetta del M5s e la corrente dem che fa capo al ministro della Cultura Dario Franceschini lavorano per il bis. Il Presidente Mattarella respinge (per ora) il pressing. Terza carta istituzionale, da calare sul tavolo, porta al profilo del presidente del Senato Elisabetta Casellati. Dal 3 febbraio (giorno in cui termina il settennato di Mattarella) il numero uno del Senato (in caso di stallo) diventerebbe già reggente della presidenza della Repubblica. È una delle ipotesi del centrodestra, che piace a Conte e Franceschini. Con l'elezione al Colle di Casellati, si libererebbe la poltrona della presidenza del Senato che potrebbe andare a un esponente dem (Luigi Zanda). Tra i profili sondati dal centrodestra c'è anche Letizia Moratti. L'assessore alla Sanità della Regione Lombardia è l'opzione numero uno di Matteo Salvini. Soluzione che starebbe bene anche a Meloni e Conte. Le resistenze arrivano però dal fronte di Forza Italia. Il gioco dei veti potrebbe però rimettere in partita due candidature più autonome rispetto allo schieramento Fdi-Lega-Fi: Paola Severino e Marta Cartabia. L'ex Guardasigilli Paola Severino è un'ipotesi che riprende quota in orbita renziana. Profilo su cui Forza Italia sta riflettendo. Il no degli azzurri alla soluzione Draghi per il Quirinale riporta in pista anche il ministro della Giustizia Marta Cartabia. Le posizioni garantiste assunte dal ministro hanno aperto un credito nel centrodestra. Cartabia (con Casini) è la prima scelta di Renzi. Nel campo del centrosinistra i nomi messi sul tavolo sono tre: Giuliano Amato, Andrea Riccardi ed Elisabetta Belloni. Il dottor Sottile è l'eterna riserva della sinistra. Non sembra avere molte chance per il suo legame con la Ditta di Bersani e D'Alema.

Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio ed ex ministro del governo Monti, è una candidatura di bandiera. La vera carta (coperta) potrebbe essere il numero uno del Dis Elisabetta Belloni: l'ex segretario generale della Farnesina arriverebbe al Colle in un incastro Di Maio-Giorgetti-Renzi.

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