Caso Amara, il giudice sconfessa i pm siciliani

La sentenza del gip di Reggio: un errore la prescrizione che ha salvato l'ex legale Eni

Caso Amara, il giudice sconfessa i pm siciliani
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La prescrizione à la carte per l'ex legale di Eni Pietro Amara è un errore da matita blu che mette in imbarazzo la magistratura siciliana e quella calabrese, con un pizzino anche per la Procura di Milano. Lo scrive in una sentenza il gip di Reggio Calabria Giovanna Sergi. Si riapre dunque il vaso di Pandora sull'avvocato siciliano che, con le sue dichiarazioni giudicate inattendibili sulla sedicente loggia Ungheria, ha devastato la residua credibilità della Procura milanese, ha inguaiato Piercamillo Davigo per la rivelazione dei suoi verbali secretati e ha innescato un redde rationem dentro la magistratura.

Se Amara è stato considerato credibile è perché il Tribunale di Messina ne ha involontariamente ripulito l'immagine grazie a una strana «doppia prescrizione» decisa (in buona fede, secondo la Sergi) da un pm e di un gip siciliano per due imputati di uno stesso reato «in concorso»: uno è stato stralciato e prescritto (Amara), l'altro è stato rinviato a giudizio, prosciolto ma rischia di dover risarcire in sede civile l'attuale consigliere Csm Marco Bisogni, al tempo pm a Siracusa, con 100mila euro.

Vittima di questa vicenda kafkiana è l'ex procuratore aggiunto di Catania Giuseppe Toscano. Secondo la versione di Amara ai pm messinesi nell'aprile 2018 fu lui a convincere l'allora procuratore di Siracusa Ugo Rossi (che ha sempre negato qualsiasi pressione) a scippare a Bisogni nel giugno 2012 una delicatissima inchiesta proprio contro l'ex legale Eni per darla a Giancarlo Longo, ex pm oggi fuori dalla magistratura dopo la condanna a cinque anni (già scontati) per aver manipolato alcuni processi in cambio di denaro.

Messina non solo crede alla versione di Amara, lo «grazia» con una prescrizione anticipata a ottobre 2018 anziché a gennaio 2020 e chiede il rinvio a giudizio solo di Toscano. Grazie a questa archiviazione per avvenuta prescrizione la credibilità di Amara è rimasta intatta, tanto che altre quattro Procure diverse si sono bevute le sue mezze verità, compresa Milano.

Sulla vicenda la Procura di Reggio Calabria, competente su Messina, dovrebbe aprire delle indagini esplorative. Questo è quello che chiede al procuratore capo Giovanni Bombardieri l'avvocato di Toscano, Santa Monteforte. «Il pm e il gip hanno sbagliato ma senza intenzionalità», scrive infatti la Sergi. Buona fede o meno, la violazione dell'articolo 161 del codice penale c'è, e andrebbe contestata. L'errore su Amara ha «premiato» l'ex legale Eni, sarà casuale ma l'ha avvantaggiato, mentre è costato caro a Toscano. Eppure il gip reggino non vede reati, neanche l'abuso d'ufficio, e chiede l'archiviazione.

Al Giornale l'ormai ex procuratore Toscano sottolinea, non senza amarezza: «Perché sul sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro deve

essere disposta l'imputazione coatta e la stessa cosa non vale per un pm e un gip?». Chissà che il ministro della Giustizia Carlo Nordio non decida di mandare gli ispettori sulle rive dello Stretto per capirci qualcosa in più.

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