Caso Apostolico, l'ira dei colleghi

Una toga delle Marche accusa: "Io criticata per la condanna a Grillo, nessuno mi difese"

Caso Apostolico, l'ira dei colleghi
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Un procedimento disciplinare nella storia di Iolanda Apostolico, la giudice catanese divenuta nuova icona della sinistra dopo il suo provvedimento a favore dei migranti e contro il governo Meloni, c'è stato, e risale a vent'anni fa: ma la vedeva come vittima, per la cerimonia di iniziazione che le venne riservata appena arrivata in Sicilia dai colleghi, probabilmente non indifferenti alla sua avvenenza, che finirono denunciati e sanzionati.

Per il resto, nessuno ha mai trovato nulla da ridire nè nelle sue sentenze nè nelle esternazioni - tutte politicamente ben indirizzate - sui social network. Eppure più si scava, e più le figure della Apostolico e di suo marito Massimo Mingrino appaiono lontane dalla immagine di ieratica imparzialità politica che le venne cucita su misura all'indomani della liberazione dei quattro tunisini fermati in base alla nuova legge.

Questo spiega anche la reazione che in una parte della magistratura si sta registrando alla campagna in difesa della Apostolico scattata immediatamente da parte delle correnti di sinistra e di centro, con anche la richiesta di un intervento «a tutela» della giudice da parte del Csm. La pratica «a tutela» è uno strumento simbolico, privo di conseguenze concrete, ma che ha il pregio di fare sapere al mondo che il Consiglio superiore sta dalla parte di un collega. Ma ci sono casi in cui la «tutela» non scatta. A denunciarlo, commentando sulla mailing list dell'Associazione nazionale magistrati la richiesta a favore della Apostolico, è il giudice marchigiano Anna Maria Gregori, che nel 2016 condannò Beppe Grillo per diffamazione: «Sono stata attaccata personalmente per una sentenza di condanna a Grillo che mi ha attaccato pesantemente su tutti i giornali, nessuna pratica a tutela. I colleghi non erano d'accordo a tutelarmi? Se qualcuno ha una risposta la ascolto con piacere, in tanti anni non l'ho mai avuta. Devo dedurre che non si tratta di tutela dell'indipendenza che dovrebbe essere applicata a tutti i magistrati e per gli attacchi di tutti i partiti». Se invece è la sinistra a infangare un magistrato, per il Csm non c'è problema: lo ricorda, in un messaggio sulla stessa mailing list, il giudice Giuseppe Bianco, citando il caso di Valeria Sanzari, procuratore aggiunto a Padova che nel giugno scorso ordinò di cancellare decine di trascrizioni illegali di adozioni gay disposte dal sindaco, e che venne ricoperta per questo di insulti: contro di lei ci fu persino un appello, «era contro la collega Sanzari - scrive Bianco - che aveva adottato per obbligo di legge dei provvedimenti non alla moda». Anche in quel caso il Csm rimase immobile.

Per la Apostolico, invece, il Csm è chiamato a scendere in campo, e i consiglieri moderati di Magistratura Indipendente che non hanno firmato la richiesta a favore della collega vengono sommersi di contumelie sulle chat delle toghe organizzate, accusati di condividere le «scomposte reazioni del presidente del Consiglio» al provvedimento della collega.

Quello che non è chiarissimo è se le correnti di sinistra ritengano legittimo non solo il provvedimento della Apostolico ma anche le sue esternazioni politiche di estrema sinistra. La giudice ha rapidamente chiuso il suo profilo social, ma a fare capire che aria tiri in casa resta la figura di suo marito Massimo, già esponente di Rifondazione Comunista. A Catania c'è chi ricorda ancora di averlo visto in corteo nel 2001, il giorno dopo la morte a Genova di Carlo Giuliani, reggere uno striscione dietro il quale si lanciavano slogan contro i «carabinieri assassini».

In tempi più recenti ai combattivi post su Facebook Migrino continua ad accompagnare vibranti interventi pubblici, come quando accusò il sindaco di Catania addirittura di «trovare molto più conveniente mantenere interi quartieri nel degrado e far perpetuare i fenomeni dell'abbandono scolastico e della proliferazione della criminalità minorile». Il sindaco, ovviamente, era di destra. E intanto spunta una sentenza in cui la Apostolico si dimostrò inflessibile con un gioielliere siciliano che nel 2008 uccise un rapinatore: 12 anni senza attenuanti.

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