La difesa batte come un martello pneumatico: «Gli audio video depositati sono stati tagliati, oscurati, mutilati, sbianchettati, falcidiati». Le citazioni a giudizio sono nulle. Quarto atto del processo sugli immobili di Londra che vede coinvolto, tra gli altri, il cardinale Angelo Becciu. Non decolla il processo davanti al Tribunale Vaticano, si allungano i tempi, l'udienza viene aggiornata al primo dicembre, la difesa torna a chiedere la nullità del procedimento. Ma c'è una novità, emersa nell'udienza di ieri, la quarta appunto, che ha visto presente in Aula - tra gli imputati - solo il cardinale Becciu. Ed è «giallo». Perché viene menzionata una deposizione del Papa in persona che, secondo gli avvocati di Becciu, sarebbe stato ascoltato. Tuttavia non si ha traccia del verbale della deposizione. É stato l'avvocato Carlo Panella, difensore del finanziere Enrico Crasso, a far ascoltare un passaggio della registrazione di monsignor Alberto Perlasca, relativa all'interrogatorio del 29 aprile 2020, mentre si parlava della presunta estorsione di 15 milioni di euro alla Santa Sede sull'acquisto del palazzo di Sloane Avenue a Londra. A un certo punto il promotore di giustizia interrompe il teste dicendo: «Monsignore, questo che dice non c'entra niente. Noi siamo andati dal Santo Padre e gli abbiamo chiesto ciò che è accaduto». Panella ne deduce che «hanno sentito come testimone il Santo Padre», e denuncia: «Di questo non abbiamo nessun verbale».
La mancanza di un verbale della presunta deposizione del Pontefice, per l'avvocato Panella, configurerebbe la nullità della citazione a giudizio, così come gli «omissis» posti su numerose parti delle registrazioni, le «criticità» riscontrate sulla durata delle registrazioni e la presunta mancanza di parti consistenti, l'incompletezza dei verbali cartacei, e il tempo ridotto per esaminare l'ingente materiale.
Diddi ribatte: «Questo ufficio non ha mai sentito a verbale il Santo Padre.
Perlasca stava raccontando delle cose, ma soprattutto di quello che il Papa aveva detto in tempi non sospetti» cioè quanto affermato da Bergoglio durante la conferenza stampa in aereo il 26 novembre 2019, nel volo dalla Thailandia al Giappone, quando spiegò che aveva autorizzato le perquisizioni perché «sebbene ci sia la presunzione di innocenza, ci sono capitali che non sono amministrati bene, anche con corruzione».
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