«Vogliono strumentalizzarmi, quei soldi comprendevano anche il mio compenso». A parlare a Il Giornale è Cecilia Marogna, 39enne sarda, definita «la dama» del cardinale Becciu, perché coinvolta nell'ultimo scandalo delle finanze vaticane. Dalle carte dei magistrati vaticani viene a galla una nuova vicenda, con flussi di denaro dalla Segreteria di Stato alla società slovena della donna, impegnata in attività umanitarie, che rischia di aggravare la posizione dell'ex Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, «licenziato» nei giorni scorsi dal Papa.
Secondo quanto scoperto dagli inquirenti, Becciu, che aveva conosciuto Marogna nel 2016, quando era Sostituto, avrebbe dato mandato a monsignor Perlasca, all'epoca capo della sezione economica della Segreteria di Stato, di fare un versamento di 600mila euro all'azienda della 39enne, esperta in relazioni internazionali. Una parte di quei soldi, però, a dire dei magistrati, anziché per attività umanitarie, sarebbero stati utilizzati per spese personali della donna. «È falso», si difende la donna, «io ho ricevuto 500mila euro in varie tranche e facevano parte di un pacchetto che comprendeva, ovviamente, anche il mio compenso per anni di lavoro, iniziato molto tempo prima di ricevere quei soldi. È chiaro - continua Cecilia Marogna - che vogliono strumentalizzarmi, è un accanimento verso una persona che svolge una professione che richiede riservatezza, tanto che probabilmente il cardinale Becciu, che non è mio parente, aveva avuto anche richieste di cooperazione da altre entità. Ho portato a termine vari risultati, tra cui uno per il quale hanno prova sia in Vaticano sia in altri apparati». A respingere le accuse anche il porporato sardo che dice di aver agito in totale buona fede.
Mentre gli inquirenti cercheranno di far chiarezza su quest'ultima vicenda, Papa Francesco ha nominato i membri di una commissione di controllo e vigilanza sugli appalti in Vaticano, ma che farà anche una mappatura delle finanze d'Oltretevere in vista della riforma. A pochi giorni dall'esplosione dell'ultimo scandalo, la «Commissione di Materie Riservate» tratterà questioni delicatissime, addentrandosi in quei gangli d'Oltretevere dove si annidano anche casi di corruzione. «Sarà questa commissione a stabilire caso per caso su quali atti di natura economica è necessario mantenere la riservatezza», spiega il portale d'Oltretevere Vatican News, ricordando che già nel codice degli appalti promulgano dal Papa nel giugno 2020, si istituisce «un Comitato di controllo nominato dalla Superiore Autorità per vigilare sui Contratti».
«La gestione degli affari richiede sempre da parte di tutti una condotta leale e limpida, che non ceda alla corruzione» ha detto Francesco ieri mattina incontrando i membri della Cassa Depositi e Prestiti, ma il suo è stato un chiaro messaggio anche a chi ha approfittato del proprio ruolo d'autorità per tornaconto personale all'interno della Chiesa.
La nomina dei membri della commissione, pur prevista dallo scorso giugno, avviene qualche giorno dopo l'ennesimo scandalo e i membri sono tutti fedelissimi del Papa: a capo del gruppo il Camerlengo, il cardinale americano Kevin Farrell, affiancato, nel ruolo di segretario, da mons. Filippo Iannone, giurista carmelitano.
E poi monsignor Nunzio Galantino, Presidente dell'Apsa, la «Banca Centrale» del Vaticano, il vescovo Fernando Vérgez, segretario generale del Governatorato vaticano e il gesuita padre Antonio Guerrero Alves, Prefetto della Segreteria per l'Economia, guidata fino al giugno 2017 dal cardinale George Pell.
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