Non luogo a procedere per Matteo Salvini. Il fatto non sussiste, per cui il tentativo di una certa parte politica di annientare l'avversario attraverso i processi è andato a monte. Ieri è stato il giudice dell'udienza preliminare, Nunzio Sarpietro, a pronunciare il verdetto che fa tirare un sospiro di sollievo al leader della Lega e dimostra il grande lavoro fatto dall'avvocato ed ex ministro della Giustizia Giulia Bongiorno.
L'istruttoria, lunghissima, è stata caratterizzata dall'ascolto di diversi testimoni, dall'ex premier Giuseppe Conte, agli ex colleghi di governo di Salvini: Elisabetta Trenta, Danilo Toninelli (quello dei tanti «non ricordo»), Luigi Di Maio, ma anche l'ambasciatore Maurizio Massari e l'attuale ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese.
Alla fine è stata dimostrata la collegialità delle decisioni. Insomma, c'era un contratto di governo e Salvini condivideva le scelte con le altre parti dell'esecutivo, come confermato da Conte in un discorso di fine anno che costituisce una prova inconfutabile. Peraltro, la decisione del gup di Catania solleva molti dubbi su quello che è il processo gemello legato ai fatti della Open Arms, che si sta tenendo a Palermo. I capi di imputazione sono gli stessi, Salvini è ancora accusato di sequestro di persona, ma non si capisce il rinvio a giudizio se è dimostrato che le decisioni venivano prese in accordo con il resto dei colleghi e che l'ex titolare del Viminale agì nell'interesse nazionale.
A chiedere il non luogo a procedere era stato il pm Andrea Bonomo, che durante l'ultima udienza aveva chiarito: «Salvini non ha violato alcuna convenzione nazionale e internazionale, le sue scelte sono state condivise dal governo e la sua posizione non integra gli estremi del reato di sequestro di persona perché il fatto non sussiste». A niente è quindi valso il perpetrare delle accuse delle parti civili, tra cui alcuni migranti e associazioni in loro difesa.
A margine della decisione del gup, è stata l'avvocato Bongiorno a spiegare: «Questa formula che è stata adottata in assoluto è la più chiara ed evidenzia in modo indubbio che secondo il giudice di Catania non c'è stato nessun reato di sequestro. Questa sentenza, oltre a darci soddisfazione, ci fa riflettere sul fatto che in questo processo c'è stato un grado di approfondimento molto, molto significativo, soprattutto se ponete a confronto l'altro procedimento». Ha annunciato quindi che la sentenza sarà prodotta anche a Palermo e ha proseguito: «In questa decisione c'è dentro anche il caso Open Arms». Per lei «l'azione penale contro Salvini non doveva neppure iniziare, perché il suo è stato un atto politico insindacabile» poiché, per il «principio della separazione dei poteri, le decisioni adottate nell'interesse nazionale, sono impenetrabili e non possono essere contestate in sede giudiziaria». Dalla sua Salvini ha prima fatto un post sui social scrivendo: «Grazie a chi mi ha sostenuto, vi voglio bene». Ha quindi dichiarato: «La sentenza conferma che ho fatto il mio dovere. Abbiamo la sinistra più retrograda del Continente europeo che usa la magistratura per vincere le elezioni dove non riesce a vincerle con in cabina. Spero che la sentenza sia utile agli amici del Pd e del M5s, le battaglie si vincono o in Parlamento o nelle campagne elettorale. Quando tornerò al governo farò la stessa cosa». Poco dopo il leader della Lega ha ricevuto la chiamata di Silvio Berlusconi, attualmente ricoverato al San Raffaele, che ha voluto complimentarsi per la sentenza.
«Mi ha chiamato - ha detto -, non sta benissimo, ma ne uscirà. Mi hanno fatto piacere i messaggi di tanti uomini e donne di Chiesa, mentre da quelli che erano al governo con me zero messaggi».
Quella tra Salvini e Berlusconi è stata una telefonata affettuosa, rendono noto fonti della Lega.
A esprimergli il loro affetto anche Antonio Tajani, Giorgia Meloni, Guido Bertolaso e numerosi sindaci e governatori. Il prossimo passo sarà quello di scardinare le accuse mosse nell'ambito del processo Open Arms mosse da chi vorrebbe la fine di Salvini, come diceva Palamara, «perché ha ragione, ma va fermato».
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