La Segreteria di Stato del Vaticano ha autorizzato l'apertura di una inchiesta interna sulla vicenda di Emanuela Orlandi. Si scrive un nuovo capitolo nel caso della quindicenne, figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia, scomparsa il 22 giugno 1983.
Dopo quasi 36 anni quindi il Vaticano indaga ufficialmente. L'inchiesta riguarderebbe l'antica tomba presente nel cimitero teutonico e dedicata alla principessa Sofia e al principe Gustavo von Hohenlohe, nella quale si sospetta vi siano i resti della giovane.
È stato l'avvocato Laura Sgrò ad annunciare questa svolta storica, perché la Santa Sede è pronta a collaborare. Il 4 marzo scorso, infatti, archiviata la storia del ritrovamento di alcune ossa nella sede della Nunziatura Apostolica, poi riconducibili a una necropoli del periodo compreso tra il 90 e il 230 dopo Cristo, la famiglia Orlandi, tramite l'avvocato Laura Sgrò, aveva presentato un'istanza al segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, per avere informazioni sulla tomba presente all'interno della Santa Sede.
Ieri il direttore «ad interim» della Sala stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha fatto presente che, appena ci saranno novità, saranno subito divulgate.
È stata una lettera anonima a portare alla tomba presente nel cimitero teutonico. La missiva, recapitata all'avvocato Sgrò, conteneva la foto di una tomba (senza dire quale) e il messaggio «Cercate dove indica l'angelo». Sovrasta l'antico sepolcro la statua di un angelo (dalla datazione diversa rispetto alla tomba) che tiene in mano un foglio con la scritta in latino «Requiescat in pace». E ogni giorno su quella lapide vengano deposti fiori e accesi lumini in segno di pietà nei confronti di Emanuela Orlandi. «Dopo 35 anni il Vaticano finalmente indaga ufficialmente sulla scomparsa di mia sorella - commenta Pietro Orlandi -. Speriamo che sia arrivato finalmente il momento per giungere alla verità e dare giustizia a Emanuela». «L'apertura di un'inchiesta è una svolta importante - dice Antonietta Gregori, sorella di Mirella, romana di 15 anni di cui si sono perse le tracce il 7 maggio del 1983 -. Sono contenta per la famiglia di Emanuela. Non credo che la vicenda della tomba nel cimitero teutonico riguardi mia sorella ma spero che la sua scomparsa non rimanga nell'oblio. Io, come la famiglia Orlandi, sono qui a lottare per arrivare alla verità anche dopo 36 anni».
«Non voglio illudermi, sono quasi 40 anni che ci prendono in giro con omissioni e ritardi - dichiara invece Antonio Maria La Scala, presidente dell'Associazione Penelope Onlus-Associazione
nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse -. Non voglio creare false aspettative, ma di sicuro rispetto ad anni fa, il fatto che il Vaticano apra delle indagini è un segnale che dovrebbe far ben sperare».
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