Caso Palamara in Parlamento: l'Antimafia convoca l'ex pm

A Perugia il gip chiede a Cantone di precisare le accuse. Robledo a Quarta Repubblica: "Bruti Liberati mi bloccò"

Caso Palamara in Parlamento: l'Antimafia convoca l'ex pm

Una convocazione a sorpresa, che toglie il caso Palamara dai talk show televisivi e dalle mailing list della magistratura e lo trasforma in caso istituzionale. Il prossimo 23 febbraio Luca Palamara verrà sentito davanti alla commissione parlamentare antimafia per decisione del suo presidente, il grillino Nicola Morra. Lì Palamara dovrà rispondere come sotto giuramento. E gli aspetti rilevanti ai fini della Commissione si annunciano più d'uno.

È una svolta che arriva a poche ore dal segnale giunto da Catania dove ieri i magistrati i magistrati votano per eleggere i dirigenti locali dell'Associazione nazionale magistrati, il sindacato delle toghe di cui Luca Palamara è stato per anni il leader, prima di trasformarsi nel suo grande accusatore. Nel capoluogo etneo la corrente egemone è da sempre Unicost, il segretario generale Mariano Sciacca ha qui il suo feudo personale. Ebbene, ieri Unicost a Catania prende gli stessi voti della lista civica «Partecipazione e rappresentanza»: dietro c'è Articolo 101, il movimento che tutte le correnti storiche odiano perché lo considerano un gruppo di scriteriati antisistema, e che a Catania si presenta con proposte rivoluzionarie, come il sorteggio degli eleggibili al Csm e la rotazione dei capi delle procure e dei tribunali. Sono proposte che azzererebbero o quasi il potere delle correnti, e che per questo vengono fieramente osteggiate. Ma proprio per questo fanno il pieno: 103 voti, appena cinque in meno dei 108 di Unicost. La sinistra, Area, quasi non pervenuta: 30 voti.

Il Sistema

È il segnale che le accuse di Palamara sulla degenerazione del sistema, che Articolo 101 ha in larga parte fatte proprie, ormai hanno fatto breccia. A dare fiato al dissenso verso i vertici ci sono le testimonianze che in questi giorni arrivano dai magistrati che nel libro di Palamara e Alessandro Sallusti, Il Sistema, vedono ricostruite e spiegate le loro vicissitudini per non avere fatto parte delle cordate correntizie: da Clementina Forleo a Luigi de Magistris, fino a Alfredo Robledo, già procuratore aggiunto a Milano. Robledo va ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica e racconta per filo e per segno come sarebbe stato estromesso dalle indagini su Expo da parte di Edmondo Bruti Liberati, leader di Magistratura democratica e procuratore a Milano: «Siccome non sono mai stato controllabile doveva eliminarmi (...) mi vedeva bene lontano dalle indagini sulla pubblica amministrazione perché sono stato sempre indipendente e non ho mai abbassato la testa».

Sono vicende di cui prima o poi dovranno occuparsi le inchieste giudiziarie: se non altro nei processi scaturiti dalle querele che alcune toghe hanno preannunciato in questi giorni contro Palamara: ieri è arrivata quella di Davigo nei confronti dell'ex pm e di Sallusti. Palamara per ora continua a mostrarsi sicuro del fatto suo, e incamera nel frattempo un risultato importante. A Perugia, dove l'ex presidente dell'Anm è imputato di corruzione e altri reati, il giudice preliminare Piercarlo Frabotta, chiamato a vagliare la richiesta di rinvio a giudizio spiccata dal procuratore Raffaele Cantone, invece di accoglierla - come spesso accade - senza andare per il sottile, la blocca spiegando in sostanza che non si capisce di cosa sia accusato Palamara per il periodo in cui non faceva ancora parte del Csm, ed era in sostanza solo il leader della sua corrente. Frabotta chiede a Cantone di «precisare il capo di imputazione» in relazione a questo periodo. Cantone avrà tempo ora fino al 22 febbraio per spiegarsi meglio.

«Rispettiamo il lavoro della procura - commenta il legale di Palamara, Benedetto Buratti - ma da tempo sosteniamo l'indeterminatezza dell'accusa». D'altronde strada facendo l'indagine di Perugia aveva già perso per strada un pezzo rilevante, quando era caduta l'accusa di avere incassato 40mila euro per orientare la nomina del procuratore di Gela.

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