Castillo scioglie il Parlamento. Golpe rosso fallito: arrestato

Il marxista sospende la Costituzione, ma l'Assemblea lo destituisce. Scoperto mentre era in fuga e fermato

Castillo scioglie il Parlamento. Golpe rosso fallito: arrestato

Il maestro marxista Pedro Castillo, esaltato un anno fa dai media italiani sul suo cavallo bianco come un paladino dei poveri peruviani - dal Corriere a Repubblica, andateveli a rileggere, vale la pena - è stato arrestato ieri per avere tentato ufficialmente di trasformarsi in un dittatore. L'oramai ex presidente del Perú, infatti, a reti unificate aveva annunciato poco prima del mezzogiorno di Lima la chiusura del Parlamento, il sequestro della magistratura e il coprifuoco in tutto il Paese, violando la costituzione del Paese andino.

Un colpo di stato con un «governo di eccezione» esattamente uguale, almeno nelle intenzioni, a quello di 30 anni fa del «neoliberale» Alberto Fujimori che, per la cronaca, dopo una condanna a 25 anni, è dal 2005 in carcere.

Castillo era adorato anche dal brasiliano Lula da Silva (ex carcerato graziato e neo presidente), dall'argentina Cristina Kirchner (ex presidenta, condannata l'altroieri a sei anni di carcere per una frode da un miliardo di dollari), dal presidente messicano Amlo, per non dire dai dittatori di Venezuela, Cuba e Nicaragua, i «fantastici tre» come li hanno già ribattezzati, ovvero Maduro, Díaz-Canel e Ortega. Vedremo nelle prossime ore il destino di Castillo, che prima dell'arresto dopo essere uscito con la sua famiglia da una porta di servizio della presidenza aveva tentato di rifugiarsi nell'ambasciata del Messico, bloccato a forza da comuni cittadini che lo hanno riconosciuto. Da lì al gabbio il percorso per il marxista Castillo è stato breve.

Ieri il Parlamento del Perù aveva in programma una sessione per destituirlo per «incapacità morale», un unicum previsto dalla Costituzione del Paese andino. Castillo, nei mesi scorsi, aveva sondato il sostegno delle Forze Armate in caso di sua chiusura del Parlamento. Ieri ha tentato il golpe ma ha sbagliato totalmente i suoi calcoli. Questo celebrava ieri Republica, il gruppo mediatico che aveva appoggiato lo scorso anno la candidatura presidenziale di Castillo contro Keiko, la figlia di Alberto Fujimori. Ma soprattutto, le stesse Forze Armate ieri notte hanno diramato un comunicato invitando «la popolazione alla calma e a rimanere in casa» oltre a negare di appoggiare il golpe, attenendosi alla Costituzione.

Non solo, dopo avere salvato Castillo in almeno tre occasioni nei mesi scorsi, per complicità o ingenuità, ieri il Parlamento non è stato chiuso dalla polizia ma si è riunito e ha approvato, con 101 voti a favore, 6 contrari e 10 astenuti, la destituzione per «incapacità morale» del «maestro sul cavallo bianco» amante di Marx e Lenin.

Dal primo giorno alla sua presidenza Castillo aveva mostrato una totale incapacità di esercitare il potere, basti pensare che il giorno del suo insediamento, nel bel mezzo della pandemia che ha colpito il Perù più di ogni Paese al mondo e di una crisi economica terribile, non aveva neanche scelto il suo esecutivo. Il giorno dopo aveva nominato come premier addirittura un ammiratore della terrorista Edith Lagos, leader di Sendero Luminoso. Nei suoi 16 mesi al potere il marxista Castillo ha scelto come ministri e in alte cariche pubbliche personaggi impresentabili, denunciati e indagati senza che avessero le credenziali né etiche né professionali per occupare incarichi pubblici. A tutto questo si sono aggiunti i gravissimi scandali di corruzione in cui sono coinvolti lo stesso presidente e il suo ambiente, politico e familiare, oltre a essere vicino ad Antauro Humala, un militare golpista, fratello dell'ex presidente Ollanta, e al braccio politico di Sendero Luminoso.

A 16 mesi dal suo insediamento, il Perù governato da Castillo è oggi più povero, più diseguale.

Una parentesi di un governo autoritario, golpista almeno nelle intenzioni, a cui non dispiaceva affatto violare i diritti umani e le libertà, come a Cuba, in Nicaragua e Venezuela. Ovviamente nel silenzio dei media mainstream, italiani e non.

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