Quattro colpi di pistola, tre omicidi in meno di sei giorni. E un solo colpevole assicurato alla giustizia. Numeri? Certo è che a Roma si continua a sparare. In pieno giorno, in centro e in periferia, all'ora di cena, a un distributore di benzina. E se in tribunale Mafia Capitale è derubricata, cancellata, con una sentenza, la metropoli fa paura. Tanto che il sindaco Roberto Gualtieri (foto) chiede la nomina urgente del prefetto. Assicura che Roma «è tra le città più sicure del mondo» ed è preoccupato per «la diffusione degli stupefacenti».
Di fatto, mentre la Dda apre un altro fascicolo sull'ennesimo morto ammazzato, lunedì a Tor Pignattara, sindaco e l'intera amministrazione capitolina sono latitanti. Come i due killer che l'altra sera seguono in scooter Luigi Finizio, 51 anni e una parentela scomoda, quella con il boss Michele Senese. Aspettano che l'uomo, precedenti a non finire per traffico di droga, si fermi a fare il pieno alla sua Renault Twingo per ucciderlo all'istante. Almeno quattro i fori che il medico legale rinviene sul cadavere. Fatale quello al torace. Cugino della vittima è Girolamo Finizio, compagno della sorella della moglie di Angelo Senese, fratello di Michele o Pazzo, trapiantato al Casilino da Afragola negli anni '70 assieme all'altro fratello Gennaro Senese, Doppio Sorriso, giustiziato da uno dei fratelli Carlino, Giuseppe detto Pinocchietto, per una storia, questa la leggenda, di corna e tradimenti. L'omicidio Finizio ricorda il primo di questa mini serie cominciata l'8 marzo in una strada di Casal de' Pazzi, Rebibbia, sempre di sera quando due killer in moto uccidono Mihai Stefan Roman, muratore romeno di 33 anni. Per la Mobile pochi dubbi: regolamento di conti per soldi e droga. Altro omicidio fotocopia che scaraventa la Dda dall'altra parte della città, a Primavalle, dove a morire è ancora un romeno, Adrian Pascu, 30 anni, assoldato nella manovalanza delle famiglie che gestiscono il traffico di droga, legate alle batterie di Montespaccato in guerra con i napoletani e i narco-ultrà come Fabrizio Piscitelli, Diabolik, giustiziato al Parco degli Acquedotti. Incredibilmente l'omicidio di Primavalle viene tenuto nascosto per giorni, scoperto solo grazie al lavoro di un bravo cronista. Una scia di sangue che non si è mai fermata, cominciata nei primi anni '70 con le rapine e i sequestri eccellenti dei Marsigliesi in affari con i criminali cresciuti nelle borgate romane, come Laudovino de Sanctis, Lallo Lo Zoppo, continuata con la guerra per lo spaccio combattuta dalla banda della Magliana e i «cani sciolti». Due, all'epoca, i grandi gruppi criminali che si contendono a colpi di pistola il monopolio della droga, eroina e cocaina, decine le famiglie che oggi si spartiscono il territorio. Fra queste il clan Senese, costola dei camorristi Moccia. Oppure i siciliani «emergenti» sbarcati sul litorale per gestire tonnellate di polvere bianca e hashish come i Caruana - Cuntrera - Caldarella, le Tre C, in guerra proprio con i napoletani, per passare ai Marando, la ndrina di Platì impiantata a San Basilio, il mercato di droga secondo solo a Scampia. La pista per Tor Pignattara è la vendetta trasversale.
Ovvero la risposta al tentato omicidio di Paolo Ascani, cognato di Roberto Spada, famoso per la testata a un giornalista, avvenuto a Ostia nell'aprile 2020. Mandante dell'agguato fallito è proprio Girolamo Finizio, arrestato (poi scarcerato) assieme agli esecutori, Adriano D'Arma e Roberto Cirillo, tutti del clan Senese. Lunedì scorso la resa dei conti.
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