Fatto il decreto, (ve)scovato l'inganno. La Cei va all'attacco del Dl sicurezza del governo di Giorgia Meloni per la parte che stabilisce regole e paletti all'azione delle navi delle Ong nella Sar del Mediterraneo. E lo fa con una critica frontale e diretta, affidata alle parole di monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della fondazione Migrantes e responsabile della commissione Cei per le migrazioni. L'alto prelato affida le sue considerazioni a un'intervista al sito Vaticannews, nella quale Perego esordisce subito domandandosi, come prima riflessione, se «Siano le ong il problema della sicurezza dell'Italia o se invece sono proprio le ong le navi che salvano persone».
È l'inizio di una certosina demolizione dell'impianto del decreto voluto dall'esecutivo, del quale viene messa in dubbio la stessa legittimità «alla luce del diritto internazionale e del diritto del mare», oltre che l'opportunità, trattandosi secondo Perego di un «decreto che dimentica che sono le persone che si trovano in mare il soggetto insicuro e che hanno bisogno di approdo». L'arcivescovo sottolinea, tra l'altro, la mancanza, di fronte ai nuovi vincoli imposti alle Ong, di «un impegno italiano ed europeo per proprie navi di salvataggio», impegno necessario a soccorrere «persone che continueranno a fuggire da situazioni disperate».
Anche nel merito, il responsabile migranti della conferenza episcopale italiana non lesina critiche al Dl, in particolare alla palese «intenzione di limitare le possibilità di salvataggio da parte delle Ong». «Non si capisce spiega il monsignore - perché una nave che ha a bordo delle persone salvate e che nel tragitto ne incontra delle altre non possa e non debba fermarsi per salvarle». Per il prelato è scontato che le nuove regole porteranno all'aumento delle morti in mare e dei respingimenti verso la Libia («certamente», replica), e l'attacco diventa esplicitamente politico quando monsignor Perego fa capire di ritenere pretestuose le sanzioni amministrative previste per chi viola l'iter previsto per i salvataggi. «Di fatto spiega il religioso nell'intervista - già precedentemente (le ong, ndr) avvertivano sempre la guardia costiera di tutto il percorso che qui è indicato è quello che più volte i responsabili delle diverse ong hanno detto di seguire da sempre». Insomma, il Dl non serviva, secondo Perego, che impugna l'accetta: «È paradossale che uno strumento che in questi anni è stato di sicurezza per almeno il 10% delle persone che sono sbarcate nel nostro Paese e in Europa», ossia le imbarcazioni delle Ong, «sia considerato uno strumento di insicurezza». E dunque, ipotizza il responsabile migrazioni della Cei, «credo che questo decreto cadrà presto, nel senso che è costruito sul nulla, costruito soprattutto su un segnale di insicurezza che è in realtà è fasullo».
La risposta, secondo l'arcivescovo di Ferrara e Comacchio, è nell'accoglienza. E per lui non è solo una risposta da uomo di Chiesa, ma è quella che dovrebbe dare anche la politica.
Perché, raccontando delle famiglie accolte a Ferrara nei giorni intorno a Natale, Perego conclude: «Questi segnali sono quelli che ci aiutano a vivere il Natale in maniera diversa e che provocano la politica a superare un impatto ideologico sulle migrazioni. Bisogna riuscire a capire che la mobilità è una delle strutture fondamentali del cambiamento futuro delle nostre città».
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