Cena al veleno per gli 007 italiani. Un agente muore dopo il liquore

L'ex Aise ha bevuto una bevanda alla pesca che conteneva cianuro. Tre ricoverati in un centro anti-intossicazioni. Interviene il Copasir

Cena al veleno per gli 007 italiani. Un agente muore dopo il liquore
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Time to die. È una brutta stagione per l'intelligence internazionale. Non bastasse il mistero dei nostri due 007 morti sul Lago Maggiore mentre erano in una missione segreta insieme ai colleghi israeliani o il giallone della tromba d'aria di Palermo che ha fatto affondare il super-yacht del tycoon Mike Lynch coi suoi segreti top secret in cassaforte. Da Hammamet arriva la notizia dell'agente segreto italiano G.M. (ufficialmente a riposo) trovato morto avvelenato dal cianuro dopo una cena organizzata da I.S., un ex membro della Polizia di Stato, con almeno tre suoi ex colleghi e le rispettive consorti. Ce n'è abbastanza per volerci veder chiaro, tanto che il Copasir - il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti - ha già chiesto lumi alle nostre agenzie di sicurezza e alle autorità tunisine che indagano. A complicare il quadro c'è anche un'inchiesta su un presunto boss mafioso, accusato di riciclaggio, cui uno dei presenti avrebbe partecipato.

Secondo le prime indiscrezioni l'agente dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) in pensione sarebbe deceduto una settimana fa dopo aver ingerito una bevanda alcolica artigianale, simile al nocino, ottenuta dalla fermentazione di noccioli di pesco in alcol etilico. Altri tre italiani suoi commensali, riferiscono fonti all'agenzia di stampa Nova, sarebbero stati ricoverati presso il centro anti-veleni di Tunisi perché, a differenza di G.M. avevano sorseggiato il liquore in piccole quantità come S.B. Uno di essi, G.G. un altro agente ma dell'Aisi (sicurezza interna) e in servizio, inizialmente posto in coma farmacologico dopo essere stato trasportato d'urgenza all'ospedale di Nabeul, sarebbe lentamente in via di guarigione. È stato grazie all'intervento del consolato italiano che si è riusciti a reperire il siero necessario per contrastare l'avvelenamento da cianuro, una sostanza estremamente pericolosa e difficile da neutralizzare

Lui ed altri agenti di diverse forze dell'ordine italiane farebbero parte di una squadra che aveva partecipato alle indagini culminate nell'arresto, lo scorso agosto in Tunisia, di Angelo Salvatore Stracuzzi, noto come il Re del calcestruzzo dopo una serie di indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Palermo (Gico), sotto la supervisione della Direzione distrettuale antimafia, e coordinate con l'Interpol. L'uomo, 57 anni, era stato coinvolto nelle operazioni antimafia «Progresso» e «Progresso 2», ma non è mai stato condannato. Nel 2016, la Gdf gli aveva confiscato beni per 19,5 milioni di euro. Estradato in Italia e in custodia cautelare in carcere dopo una latitanza ad Hammamet durata mesi, Stracuzzi avrebbe compiuto diversi reati come trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso ed era stato già bersaglio di provvedimenti patrimoniali e di sorveglianza speciale per i suoi presunti legami con Cosa Nostra.

Quella che doveva essere una cena, forse per festeggiare il successo investigativo, si è trasformata in una spy story.

L'autopsia già effettuata sull'ex agente confermerebbe la morte per avvelenamento: avrebbe ingerito il suo bicchierino tutto d'un sorso, schiacciando con i denti anche il nocciolo di pesca che contiene un'innocua sostanza chiamata amigdalina che però può liberare acido cianidrico, il cianuro.

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