Ottenute le dimissioni da governatore, la magistratura ligure fa uscire Giovanni Toti dalla carcerazione preventiva.
A destra si saluta il suo ritorno alla libertà, a sinistra si tace. Un silenzio a metà tra ipocrisia (solo pochi giorni fa Elly Schlein e Giuseppe Conte erano in piazza a reclamare le dimissioni) e opportunismo: ormai, grazie all'inchiesta, la strada per le elezioni anticipate è aperta, e il «campo largo» a guida Pd può sperare di infilare la Liguria nel proprio carniere. Con Andrea Orlando (nella foto) che resta in pole position per raccogliere il bastone del comando fatto cadere, a colpi di detenzione, dalle mani di Toti. Mentre il centrodestra si ritrova in alto mare, alla ricerca di un candidato «civico» da mettere in pista, la cui individuazione viene per ora rinviata a settembre. In attesa di vedere se nel campo largo si apriranno crepe tra il centro renziano, che a Genova sostiene la giunta Bucci, e la sinistra grillina che gli ingiunge di uscirne.
«Come previsto, a pochi giorni dalle sue dimissioni Toti torna libero - nota con una punta di ironia Maurizio Lupi di Noi Moderati, libero dagli arresti domiciliari e anche libero di potersi difendere nel modo migliore. E libero anche di rivendicare i 9 anni di buon governo in Liguria». Il leghista ligure Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, si dice «contento» della liberazione a orologeria ma aggiunge: «È stato costretto a scegliere tra libertà individuale e dimissioni. Un precedente con modalità anomale per l'assetto democratico». E che si tratti di un precedente con molti lati anomali lo nota anche Enrico Costa di Azione: «Toti libero solo perché si è dimesso; l'ex vice presidente del Csm, Pd, a capo della società di colui che è accusato di averlo corrotto; l'ex ministro della Giustizia Pd incoronato nella piazza forcaiola che ha intimato a Toti di dimettersi. Più rito immediato di così».
Da Fratelli d'Italia, il vice capogruppo Alfredo Antoniozzi nota che «ha ragione Sabino Cassese quando, con la sua autorevolezza, scrive che è stata ferita la sovranità popolare, e che questo causa una ferita profonda per la democrazia e per il
principio della separazione dei poteri». Per la sottosegretaria di Fi Matilde Siracusano, Toti «è stato costretto a cedere a un vero e proprio ricatto. Gli hanno praticamente detto o ti dimetti o vieni privato della tua libertà».
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