"Il certificato verde anche in Parlamento" Un mese di tempo per mettersi in regola

La "casta" pronta a rinunciare all'autodichia. L'ok bipartisan. Borghi: ricorso alla Consulta

"Il certificato verde anche in Parlamento" Un mese di tempo per mettersi in regola

L'indirizzo del governo è chiaro. È opportuno lanciare un segnale al Paese e non dare l'impressione di un doppio binario, di una corsia preferenziale riservata a qualcuno. E così durante la riunione della cabina di regia tra il governo e i capidelegazione dei partiti di maggioranza a palazzo Chigi l'estensione dell'obbligo del green pass per i parlamentari si trasforma in una questione all'ordine del giorno. Il confronto è ufficialmente aperto.

Il governo chiede che il green pass sia obbligatorio anche per i parlamentari e per i dipendenti delle Camere e venga esteso anche a tutti gli organi costituzionali, includendo dunque Quirinale e Corte Costituzionale. La novità è l'applicazione del certificato vaccinale anche agli eletti. Una questione molto delicata su cui la settimana prossima si confronteranno il Consiglio di Presidenza del Senato - di cui fanno parte i questori - e la conferenza dei capigruppo. Lo stesso avverrà alla Camera. La questione sarà tra i primi punti all'ordine del giorno della riunione della capigruppo, convocata mercoledì nel primo pomeriggio per definire il calendario dei lavori. «Il palazzo è pronto ad adeguarsi alle indicazioni governative» assicura Gregorio Fontana, questore anziano di Montecitorio.

La motivazione con cui si cercheranno di superare le obiezioni in merito alla libertà di accesso (e quindi di voto) all'aula parlamentare sarà la tutela della sicurezza e della salute dei parlamentari. Nel frattempo sono già stati avviati contatti con i dipendenti delle Camere per studiare l'applicazione della norma sul personale.

La scintilla che aveva acceso il dibattito era stata la presa di posizione del segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri. Ora l'affondo dell'esecutivo. Il primo a commentare è il leghista Claudio Borghi. «Ho detto enne volte che speravo che l'obbligo del green pass venisse esteso al Parlamento, così mi avrebbe dato la possibilità di chiedere una pronuncia in merito alla Corte Costituzionale a difesa del lavoro di tutti», scrive su Twitter. «Adesso che pure la Consulta è intimata risponderà direttamente». Si punta ora a raccogliere il maggior numero di adesioni per arrivare alla quasi totale unanimità. La leva è lo spettro della Casta, la necessità di avere normi identiche per tutte le categorie di cittadini, parlamentari compresi. Un sostegno convinto aiuterà a modificare in tempi rapidi i regolamenti parlamentari e superare il principio dell'autodichia, quella particolare prerogativa che assegna alla Camera e al Senato autonomia e autoregolamentazione, proteggendoli da eventuali ingerenze esterne.

I riscontri che arrivano dai parlamentari sembrano effettivamente prefigurare un via libera allargato. Un segnale importante arriva da Matteo Salvini. «Se la politica impone il green pass ai lavoratori, e addirittura a chi fa volontariato, è ovvio che i politici devono essere i primi a rispettare queste regole, a partire dal Parlamento. Punto». Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia non si tira indietro. «Fermo restando che siamo contro il green pass noi abbiamo sempre sostenuto che se le regole valgono per tutti i cittadini devono valere anche per i parlamentari.

Il governo è stato costretto a fare un intervento a gamba tesa perché i presidenti di Camera e Senato hanno temporeggiato». Adesione convinta da parte di Enrico Letta, così come da Anna Maria Bernini: «Abbiamo un dovere rafforzato di rispettare le leggi, senza ripararci dietro lo scudo dell'autodichia».

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