"Le chat rubate a Fdi? Così è stata violata l'immunità degli eletti"

Filiberto Emanuele Brozzetti, il prof esperto di riservatezza di dati. "È la Carta che vieta di divulgarle"

"Le chat rubate a Fdi? Così è stata violata l'immunità degli eletti"
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Fratelli d'Italia e la pubblicazione delle chat riservate di parlamentari ed attuali esponenti del governo. Per Filiberto Emanuele Brozzetti, docente alla Luiss in diritto della protezione dei dati personali, si tratta di una «questione di profilo costituzionale». Perché, spiega il professore al Giornale, «la Carta prevede una specifica prerogativa all'inviolabilità della corrispondenza dei membri del Parlamento».

Dopo la pubblicazione di chat WhatsApp del gruppo parlamentare, Fratelli d'Italia ha dato mandato ai propri legali di agire in sede penale e civile, chiedendo un risarcimento danni. Cosa rischiano l'autore del libro e la casa editrice?

«Da un punto di vista penale, chi rivela il contenuto di corrispondenza privata è punibile, se da ciò derivi un danno e se il giudice ritenga che abbia agito senza giusta causa. Conseguentemente, chi abbia sofferto il nocumento potrà chiederne i danni anche in sede civile. In ogni caso, il diritto al risarcimento del danno non patrimoniale sussiste anche in assenza di reato, nel caso di lesione di interessi di rango costituzionale. Qui in particolare: il diritto alla riservatezza, non solo della corrispondenza, alla reputazione, all'immagine, che sono diritti inviolabili della persona incisa nella sua dignità, oltre alla specifica garanzia al segreto epistolare riconosciuta ai parlamentari. In base alla legge sulla protezione del diritto d'autore, poi, potrebbe ipotizzarsi un'inibitoria giudiziale alla distribuzione del libro per violazione della confidenzialità della corrispondenza, pubblicata senza il consenso degli interessati».

Il fatto che ci siano anche delle conversazioni risalenti a sei anni fa, cambia la potenziale portata giudiziaria del caso?

«No, perché è trascorso un periodo troppo breve per potersi parlare di documenti storici, che abbiano perso ogni carattere di attualità, in relazione all'interesse alla loro riservatezza. In questo caso specifico, si tratta delle persone che nella stessa stagione politica, già esponenti di partito, sono assurti a cariche di Governo».

A essere stata violata è la corrispondenza di parlamentari. Questa circostanza rappresenta un'aggravante?

«La questione è di profilo costituzionale. La Carta prevede una specifica prerogativa all'inviolabilità della corrispondenza dei membri del Parlamento. Ciò ha le sue radici nelle ulteriori garanzie alla libertà dei rappresentanti della nazione, all'interno dell'equilibrio fra i poteri dello Stato».

In questo caso, secondo lei, è stato oltrepassato il limite del diritto di cronaca?

«Il diritto di cronaca trova i suoi limiti nei diritti individuali delle persone coinvolte. In particolare, è richiesto il rispetto dei principi di continenza ed essenzialità dell'informazione. Il raggiungimento dell'obiettivo di comunicazione di una notizia sarebbe stato possibile senza divulgare 330 pagine di virgolettati».

La pubblicazione di conversazioni private di esponenti di un partito, se di argomento politico, è considerata di pubblico interesse?

«L'interesse pubblico non è un valore assoluto, ma un concetto sempre relativo, da valutarsi all'esito di un opportuno bilanciamento con altri principi, specie se di rango costituzionale: in questo caso con la confidenzialità della corrispondenza scambiata all'interno di un contesto nel quale i partecipanti alla chat nutrivano con tutta evidenza una legittima aspettativa di riservatezza.

La divulgazione di notizie, pur di rilevante interesse pubblico, contrasta con il rispetto della sfera privata quando il dettaglio e le modalità dell'informazione non risultano indispensabili alla descrizione del fatto».

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