Che inutile bestialità mettere in Palio la vita di un cavallo

Quella di Siena è una gara da abolire che non ha alcun senso sportivo. Ma se non si può bisogna almeno imporre regole per evitare macelli

Andrea Mari detto Brio con il cavallo Morosita dopo la vittoria della Torre
Andrea Mari detto Brio con il cavallo Morosita dopo la vittoria della Torre

Le polemiche sul Palio di Siena non finiranno mai per un semplice motivo: i cavalli continuano imperterriti, nonostante gli incidenti di cui sono vittime, a correre in Piazza del Campo. Lunedì scorso una giumenta, Periclea, dopo una piegata, è rovinata sulla terra del contado e si è fratturata. Come sempre accade in simili circostanze, la povera bestia è stata abbattuta.

I quotidiani - cartacei e televisivi - hanno riferito la notizia, incluso Il Giornale , che ha riservato all'episodio un articolo del nostro valoroso Fabrizio Boschi, un toscano amante - suppongo - dell'antica manifestazione ippica o equestre (non so come definirla). Un articolo assai critico non del Palio, che egli anzi magnifica, attribuendogli significati a me sconosciuti, bensì nei confronti dell'onorevole Paolo Bernini del Movimento 5 stelle, reo di aver scritto un'interrogazione parlamentare onde sollecitare un'indagine tesa a chiarire a quali rischi siano sottoposti i quadrupedi impegnati nella competizione.

Nel testo del deputato si legge che «la morte di Periclea non può essere definita come un banalissimo incidente». Difatti, ben 50 cavalli sono rimasti uccisi dal 1970, cioè in 45 anni, sull'improvvisata pista. Non so se le cifre siano esatte. Se lo fossero, e non ho ragione di dubitarlo - l'allarme lanciato dal politico non sarebbe ingiustificato. E sarebbe opportuno verificare se non ci sia qualcosa da modificare nel regolamento della gara.

Secondo il valente cronista del Giornale , viceversa, la legittima interrogazione di Bernini sarebbe una bischerata, tipica di chi parla di una cosa della quale ignora il significato e le finalità. Può darsi che il pentastellato sia all'oscuro dei segreti del Palio, ammesso che ve ne siano, ma questo in realtà non gli impedisce di aborrire il ricorrente sacrificio di vari destrieri che, nella fattispecie, non sono purosangue - come erroneamente ha vergato Boschi - bensì mezzosangue. In effetti, se non è necessario bere tutto il mare per capire che è salato, allo stesso modo non è indispensabile essere senesi per giudicare una corsa di equini ad alto tasso di pericolosità. Basta guardarla in tivù.

Personalmente, ho qualche dimestichezza coi cavalli, avendone posseduti e montati di numerose razze, e avendo vinto al trotto alcune corse, e sono consapevole che quanto avviene in Piazza del Campo - valori tradizionali a parte - non ha alcun senso sportivo e comporta per i quadrupedi, frustati senza pietà, alte probabilità di farsi molto male. Ovvio, la pavimentazione della piazza, pur ricoperta di terriccio sparso in occasione degli avvenimenti ippici, rimane rigida, quindi insidiosa per la stabilità degli animali. I quali, inoltre, sono minacciati dalle sporgenze dei palazzi che si affacciano sul percorso: quelli che eventualmente le urtano in velocità, fanno una brutta fine.

Non dico che si debba arrivare ad abolire in toto il Palio, anche se ciò sarebbe opportuno; ma disciplinarlo in maniera da ridurre gli infortuni è urgente, non per fare dispetto ai cittadini di Siena: si tratta di tutelare l'incolumità dei cavalli e dei fantini.

Boschi accusa Bernini di pressappochismo e di demagogia pelosa nonché di animalismo d'accatto. E lo sfotte perché porta un orecchino. Non mi sembrano argomenti difensivi solidi, ma espressioni di odio generico verso coloro che non hanno un'alta opinione della macelleria senese, della cui liceità immagino possa discutere anche chi non sia contradaiolo.

Infine, invito il collega Boschi a ritirare il consiglio al parlamentare: «Non metta mai piede

a Siena, nemmeno per sbaglio». Questo è un avvertimento di tipo corleonese, indegno della città civile del Palio. Della quale ci piace tutto, tranne appunto il Palio. Non credo che sia un delitto meritevole di linciaggio.

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