C'è fermento tra le forze politiche in vista dell'elezione del nuovo Capo dello Stato. "Ragionevolmente a fine mese" sarà eletto, dice Matteo Renzi. "Tante donne e uomini possono svolgere bene questo ruolo. Quello che non serve è una discussione sui nomi che non farebbe bene alle istituzioni. Stiamo discutendo del futuro delle istituzioni nei prossimi anni e abbiamo bisogno di parlamentari e grandi elettori che non si spaventino", aggiunge il premier. "Il presidente della Repubblica deve essere un grande, grande arbitro".
Le grandi manovre per la scelta del nuovo inquilino del Colle sono già iniziate e in parlamento aleggia un certo nervosismo. Il Movimento 5 Stelle chiede di fermare l’esame delle riforme costituzionali fino all’elezione del nuovo presidente. Questa proposta sarà avanzata in conferenza dei capigruppo alla Camera. I 5 stelle spiegano che "non ci sono precedenti di riforme fatte in assenza di Capo dello Stato" e che quindi "è inopportuno" proseguire. Sulla stessa lunghezza d’onda sarebbero anche Sel e Lega. Giova ricordare che il parlamento è sovrano e che il suo lavoro non dipende dal Presidente della Repubblica. Inoltre, in sua assenza, fa le veci il presidente del Senato. Quindi, di fatto, non c'è vuoto istituzionale. Ma le forze politiche non perdono occasione per fare polemica, anche quando non ci sono motivi fondati.
Ma i costituzionalisti cosa dicono? L’ex presidente della Consulta, Antonio Baldassarre, spiega che "le riforme camminano per conto loro, e dunque il fatto che al Quirinale ci sia un supplente non ne modifica l’indirizzo. Da un punto di vista politico -prosegue il giurista- il sostegno che dà un Presidente della Repubblica in carica è più forte di quello di un supplente, anche per questo auspichiamo che venga al più preso eletto il successore di Napolitano. In questa situazione - rimarca Baldassarre - al Colle ci vuole una figura che rappresenti tutti e per storia personale dia garanzie di imparzialità. L’Italia ha bisogno di unità".
Anche il giurista Enzo Cheli, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Firenze, sottolinea che "la sede vacante non incide sul percorso delle riforme, che ha tempi più lunghi e vanno oltre l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Non c’è un’incidenza diretta o un impedimento formale perché il percorso delle riforme viva uno stand-by. E anche se si fosse nella fase conclusiva del processo riformatore, rispetto alla procedura legislativa il supplente del Capo dello Stato ha tutti i poteri". Sull’incidenza che il prossimo inquilino del Colle potrebbe avere nelle riforme, Cheli sottolinea: "Abbiamo avuto due grandi presidenti, Ciampi e Napolitano. Ora serve una figura che prosegua quella linea e quella interpretazione della Costituzione".
Per Augusto Barbera, ordinario di Diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna, "il processo riformatore è avviato. La sede vacante non avrà alcun impatto, né in positivo né in negativo, sul cammino delle riforme. La partita è in mano ai gruppi parlamentari di Camera, per la legge costituzionale, e Senato per quanto riguarda la legge elettorale". Barbera spiega anche che "il supplente deve occuparsi di atti dovuti quali promulgazione di leggi, firme di decreti e nomine indifferibili. Per il resto non credo abbia voglia di esternazioni o prese di posizione in materia così politicamente delicata". E conclude: sulle riforme "chiunque sarà il nuovo inquilino del Quirinale, il successore non potrà che tener conto dell’impulso dato da Napolitano".
Intanto l'esame delle riforme nell'Aula della Camera va avanti, come previsto dal calendario dei lavori: lo ha deciso la conferenza dei capigruppo.
Sul piano della polemica politica Beppe Grillo alza la voce e chiede a Napolitano di rinunciare "alla carica di senatore a vita".
Lo scrive su Twitter rilanciando la richiesta avanzata da alcuni parlamentari del M5S. Giova ricordare che se anche Napolitano decidesse di rinunciare, le sue dimissioni passerebbero al vaglio del Senato, che potrebbe accettarle oppure respingerle.
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