"La chemio vi uccide": ultrasuoni contro i tumori. Dottoressa all'ergastolo

Cure alternative per 400 persone. Il cancro diagnosticato anche a pazienti sani

"La chemio vi uccide": ultrasuoni contro i tumori. Dottoressa all'ergastolo

Curava pazienti oncologici con gli ultrasuoni: condannata in primo grado all'ergastolo. Ma Alba Veronica Puddu, medico 52enne di Tertenia, in Olgiastra, Nuoro, faceva anche di peggio. Sosteneva che è la chemioterapia a provocare tumori e diagnosticava il cancro anche a pazienti sani. Come accaduto all'inviato de Le Iene, in perfetta salute, al quale la Puddu avrebbe rilevato una neoplasia al fegato sulla base di un'ecografia. Oltre 400, secondo la stessa, le persone curate con ultrasuoni e radiofrequenze e persino con la «rivitalizzazione del sangue». Molte di queste decedute proprio a causa di un'accelerazione della patologia, aggravata dalle cure alternative della Puddu. Tanto che la Corte d'Assise di Cagliari, presieduta dal giudice Tiziana Marogna, condanna il medico nuorese al carcere a vita, con l'isolamento diurno, per omicidio volontario aggravato, circonvenzione d'incapace, truffa. Una pena maggiore dei 24 anni di carcere chiesti dal pm, Giovanna Moro.

Per il Tribunale di Cagliari la Puddu è responsabile della morte di Fiorenzo Fiorini, paziente oncologico, che si era rifiutato, secondo la sua difesa, di proseguire le cure. In aula il caso di altre due morti collegate alle terapie alternative della Puddu, quella di Davide Spanu e di Franco Garau. «Ho sottolineato i pro e i contro delle terapie - dichiara l'imputata -, tutti e tre i pazienti deceduti erano in una fase terminale della malattia. Fiorini, poi, aveva scelto lui di non sottoporsi agli esami diagnostici e alle cure. Non ho mai proibito o scoraggiato i miei pazienti a seguire le cure tradizionali come chemioterapia e radioterapia - sostiene a processo - Tutto ciò che hanno fatto è stata una libera scelta di ciascuno». La Puddu dice di aver sempre specificato ai suoi pazienti che le sue non erano terapie oncologiche e che i trattamenti potevano funzionare come terapie del dolore.

D'altro avviso quello che emerge dall'inchiesta avviata all'indomani della messa in onda del servizio de Le Iene dopo la denuncia di una donna. Al marito di questa diagnostica un tumore. Ma l'uomo scopre poi di non avere nulla. È il 2017 quando a studio si presenta un inviato del programma di Italia Uno e, sulla base di un'ecografia, la Puddu gli diagnostica un tumore in fase avanzata. «Sapevo che era delle Iene - spiega la Puddu, intervistata da un'emittente locale, YouTg.net -, tanto che ho consigliato di fare una Tac o una Risonanza. L'eco è un esame grossolano, doveva approfondire». Nega tutto la Puddu, persino di aver affermato che sarebbe la chemio a provocare tumori. «La chemioterapia uccide tutte le cellule - ribadisce ai microfoni della rete sarda -, ve lo dimostro? Basta prendere le pubblicazioni».

Nel maggio del 2019 i Nas le sequestrano lo studio medico, con tutta la strumentazione, e il gip Francesco Alterio della Procura di Lanusei ordina l'interdizione della professione. Segue il rinvio a giudizio e la condanna.

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