"Chi difende la famiglia non si oppone al progresso"

Il presidente della Pontificia accademia per la vita: "Auspico una presenza più incisiva dei cattolici"

"Chi difende la famiglia non si oppone al progresso"

Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l'attualità politica ha riportato al centro delle cronache la questione della famiglia tradizionale. Perché chi la difende viene ormai spesso etichettato come retrogrado?

«Non è raro imbattersi in un'idea sbagliata di modernità, come se tutelare un patrimonio fosse opporsi al progresso. Certo, come spesso giustamente si dice, tradizione non significa adorare le ceneri ma tenere acceso il fuoco. In realtà esiste, vivo e chiaro, un gran desiderio di famiglia, di legami saldi, di unioni feconde e pacifiche. È vero purtroppo che ci troviamo nel mezzo di una società liquida come amava dire Bauman. Nessuna modernità potrà mai fare a meno della ricchezza rappresentata da famiglie solide che non siano però oppressive, ma aperte e solidali e quindi non più liquide e instabili».

Una certa parte politica sembra tenere in ostaggio la famiglia, che non dev'essere per forza formata da uomo e donna. Questa si può definire famiglia?

«Non credo che la gente abbia bisogno e desiderio di farsi ingabbiare da definizioni che sembrano, spesso, servire più a dividerci. Le persone hanno bisogno di essere sostenute con calma e saggezza per creare legami familiari saldi, capaci di durare e di rappresentare un aiuto, non un peso. Durante la pandemia abbiamo constatato quanto sia stata decisiva la presenza delle famiglie. E quanto drammatica la sua assenza. Se di definizioni abbiamo bisogno, dovremmo imparare a definire una famiglia sana e buona. D'altra parte, solo un uomo e una donna saranno capaci di dare ai loro figli un padre e una madre».

Lo stesso vale per la fede: chi la difende apertamente e non la strumentalizza politicamente molto spesso viene attaccato e definito magari un fondamentalista cattolico. Questo perché il peso dei cattolici sta diventando sempre più ininfluente nella società?

«Dobbiamo stare attenti alle parole, usarle male è da irresponsabili. Il fondamentalista è una persona violenta e aggressiva, che non sa rispettare l'altro nella sua diversa identità. Non dimentichiamo che la fede si propone, non può mai essere imposta. Dio vuole essere amato, prima che obbedito. È auspicabile, in questo tempo in cui si torna ad assistere alla tragedia della guerra in Europa e davanti a sfide enormi, una presenza dei cattolici nella vita civile e politica più efficace e incisiva. I cristiani abitano nel mondo ma non appartengono alla mentalità mondana: per questo possono rappresentare una via alternativa che trova la sua radice nel Vangelo.

«La società è cambiata e non si può tornare indietro di cinquant'anni», dice chi attacca il modello di famiglia tradizionale. È così?

«La famiglia cosiddetta tradizionale, fondata sul legame d'amore tra un uomo e una donna che dà origine alla vita dei figli, non è, se mi consente, qualcosa che risale ad appena cinquanta anni fa. La Chiesa presenta e protegge un patrimonio prezioso, senza condannare o giudicare la fatica e la ricerca delle singole persone. Ma un modello, per essere tale, deve essere chiaro, se vuole rimanere attraente».

A questi si temi si collega anche quello dell'aborto...

«Dal 1978 ad oggi, se gli aborti sono diminuiti è perché sono diminuite le nascite e cresciute le tecniche che permettono interruzioni di gravidanza a poche ore dal concepimento. Non credo che ci sia più nessuno che dubiti che interrompere una gravidanza coincida con l'interrompere una vita. Purtroppo è proprio la vita e la responsabilità a cui ogni vita chiama, ciò che non si desidera. È necessario tornare a nutrire un diffuso desiderio di generare vita e di curarla, da quando è concepita a quando si spegne nella debolezza della malattia e della vecchiaia.

Così come la teoria gender...

«Ogni persona è figlia di Dio. Questa è la sua dignità, la sua santità.

La sessualità umana che segna profondamente le persone - è un campo vasto e complesso, e sarebbe volgare e inutile semplificare senza dar conto del vissuto di quella donna, di quell'uomo. Ma non possiamo accettare di farci dettare l'agenda da ideologie che, come tali, soffocano e non colgono mai il bene delle persone».

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