Chico Forti riabbraccia la madre tra le polemiche della sinistra

Rientrato in patria, il detenuto ottiene una visita di quattro ore alla casa natìa. Dall'opposizione critiche sul "trattamento di favore"

Chico Forti riabbraccia la madre tra le polemiche della sinistra
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Canederli no, polemiche sì. Il primo abbraccio dopo sedici anni tra Chico Forti, il trentino consegnato pochi giorni fa dalla giustizia Usa a quella italiana, e la madre quasi centenaria doveva avere come accompagnamento il piatto forte della tradizione locale: che però è saltato, anche a causa del ritardo con cui Forti è stato portato a Trento dal carcere di Verona. A rispettare invece le previsioni della vigilia, le polemiche che da sinistra e dai sindacati degli agenti di custodia hanno preso di mira il trattamento di favore che l'uomo avrebbe ricevuto dopo il suo rientro in patria.

L'ultimo incontro tra Forti e la madre risaliva a sedici anni fa, quando aveva potuto incontrarla con le rigidi regole del parlatorio del carcere di Miami. Ieri nè sbarre nè vetri blindati ma il salotto della casa dove Forti viveva prima di trasferirsi in America e infilarsi nei guai. Forti entra, abbraccia con emozione e cautela la fragile madre, «ti voglio bene». Chiede di rivedere la sua stanza. Restano a tu per tu per quattro ore, in un tentativo di normalità: sapendo, e gli agenti della penitenziaria sono lì a ricordarlo, che poi Forti deve tornare in carcere. Ma sapendo anche che stavolta non ci sono di mezzo nè l'Oceano nè i giudici americani, e che la libertà non è più un obiettivo irraggiungibile.

Alle sette di sera, Forti scende in strada, risale sul mezzo della «penitenziaria». Sotto ad aspettarlo, come all'arrivo, ci sono insieme ai giornalisti un centinaio di simpatizzanti, gente del comitato che da anni si batteva per la riconsegna all'Italia, e che - come lo zio Giovanni - si ritengono certi dell'innocenza di Forti dall'assassinio del giovane uomo d'affari Dale Pike, per il quale è stato condannato all'ergastolo. Ora gli obiettivi del comitato sono una revisione del processo o una grazia presidenziale, ma la strada per entrambi è in salita. La soluzione più semplice è che Forti possa accedere da subito ai permessi premio, avendo già scontato più di dieci anni di carcere, e a breve alla libertà condizionale.

Tutto questo potrebbe avvenire senza mettere in discussione il verdetto americano e senza riservare a Forti un trattamento di favore. Sui riguardi di cui l'uomo godrebbe si sono scagliati ieri un sindacato di agenti penitenziari, secondo i quali il permesso straordinario per visitare la madre sarebbe stato concesso in tempi troppo rapidi, e soprattutto la responsabile Giustizia del Pd, Deborah Serracchiani, che se la prende con la foto insieme a Forti scattata in carcere dal deputato di Fdi Andrea Di Giuseppe. «Nordio sa che il regolamento vieta di introdurre e utilizzare cellulari in un penitenziario?», chiede la Serracchiani al ministro della Giustizia.

«Assolutamente nulla di anomalo - ribatte Di Giuseppe - la foto è stata scattata all'ufficio matricola e non nell'area detentiva, quando sono andato al colloquio con Forti ho consegnato prima il telefono. E faccio presente che per anni ho incontrato Forti nel carcere di massima sicurezza americano e ho sempre scattato foto senza che nessuno si scandalizzasse».

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