Per il presidente ucraino Petro Poroshenko è «la vittoria del bene sul male, della luce sulle tenebre». Secondo il Cremlino si tratta di una mossa «catastrofica» e «illegale». L'annuncio era nell'aria da giorni, la richiesta era rivendicata da secoli: ieri il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, capo della Chiesa ortodossa, ha deciso di concedere l'«autocefalia», cioé l'indipendenza, alla Chiesa ucraina, che finora dipendeva da quella russa (a sua volta molto legata al Cremlino e al suo inquilino, Vladimir Putin). L'annuncio, al termine di tre giorni di sinodo, è stato dato dal metropolita francese Emanuel. A questo punto, se Mosca manterrà fede a quanto detto finora, la decisione darà vita al più grande scisma all'interno del cristianesimo dell'ultimo millennio: la Russia dirà addio alla Chiesa madre di Istanbul, portandosi via con sé i suoi 150 milioni di fedeli e dimezzando, così, i numeri della Chiesa ortodossa, anche per quanto riguarda preti e parrocchie.
Se i toni più duri sembrano rimandati ai prossimi giorni, già ieri secondo l'agenzia di stampa russa Interfax il portavoce del patriarca russo Kirill avrebbe ribadito che Mosca intende procedere con la rottura totale delle relazioni canoniche con il Pope Bartolomeo. Il Cremlino sarebbe anche pronto a mobilitare le piazze contro l'autonomia ottenuta da Kiev. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso, e che dopo più di tre secoli aveva ormai reso intollerabile il controllo di Mosca, era stata la crisi in Crimea. Sul conflitto, iniziato nel 2014 a causa dell'invasione russa della regione ucraina, poi annessa ufficialmente a Mosca, guerra tuttora in corso e che conta oltre 10mila vittime, la Chiesa russa non ha mai profferito parola. Da qui la richiesta di indipendenza si era fatta ancora più forte.
Esulta Poroshenko - «È un evento storico» - che aveva inserito l'autocefalia della Chiesa ucraina nel programma elettorale con cui spera di essere riconfermato nelle urne l'anno prossimo. Dal Cremlino, invece, arriva il monito: «Difenderemo ovunque gli interessi degli ortodossi qualora gli eventi si sviluppassero in modo illegale», ha dichiarato il portavoce Dmitri Peskov, aggiungendo che la Russia seguirà «da vicino» la questione. La Russia, così come il patriarca Kirill, sostenevano che il Pope non potesse prendere una decisione del genere essendo «solo» un primus inter pares tra tutti i patriarchi, arcivescovi e metropoliti che compongono le alte gerarchie della Chiesa ortodossa e non un'autorità come quella del Papa per il cattolicesimo. Eppure Bartolomeo, come fatto trapelare nelle scorse settimane, ha acconsentito alle richieste di Kiev, spinte molto da Poroshenko, che si era recato in visita da lui all'inizio dell'anno.
Con tutto ciò che ne comporta, come la riabilitazione del patriarca di Kiev Filarete scomunicato dalla Chiesa russa negli anni Novanta perché aveva dato vita al primo ramo indipendente della Chiesa ucraina dopo lo scioglimento dell'Urss.
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