Non si rassegna, Flavio Briatore, ad avere perso il suo amato, splendido yacht e ad avere ricevuto in cambio meno della metà dei soldi che valeva. Dopo anni di battaglie senza risultato, l'imprenditore piemontese nei giorni scorsi ha lanciato l'ultima offensiva: facendo causa direttamente al governo, e indirettamente ai magistrati della Corte d'appello di Genova che gli avevano sequestrato lo yacht, nonché al commercialista che lo aveva venduto (casualmente, a un altro big della Formula Uno, Bernie Ecclestone, che ancora l'estate scorsa esibiva la «barca» alla fonda nel porto di Capri).
Il Force Blue era stato sequestrato con una sorta di arrembaggio della Guardia di finanza, su ordine dei magistrati genovesi che accusavano Briatore di avere evaso 3,6 milioni di tasse fingendo che lo yacht fosse adibito a noleggi mentre lo usava quasi solo per sè. Il processo si è trascinato per quindici anni, alla fine Briatore è stato assolto, il decreto di sequestro del panfilo annullato: ma, non potendo costringere Ecclestone a restituire il natante, l'unica cosa che Briatore si è visto ridare sono stati i sette milioni di euro del prezzo di cessione. «Ma il Force Blue - tuona Briatore, forte della perizia di un broker - ne vale almeno diciannove». E chiede alla presidenza del Consiglio, come datore di lavoro dei magistrati genovesi, di dargli la differenza: dodici milioni.
Per recuperare il giusto valore dello yacht, Briatore - attraverso la sua società Autumn Saling - aveva già fatto ricorso in Cassazione, e nel marzo 2023 si era visto dare torto; aveva chiesto che la causa venisse portata alla Corte europea, e si era visto rifiutare anche questo; aveva cercato almeno di farsi annullare la sanzione fiscale che gli era stata inflitta per avere
pagato il gasolio a prezzi da charter. Ma la Cassazione gli ha dato torto anche su questo, dicendo che in realtà lui usava il Force Blue a fini privati: il contrario di quanto la stessa Cassazione aveva stabilito assolvendolo.
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