"Chiudere i centri sociali delle zecche"

Salvini annuncia la stretta: "Sono covi di delinquenti". Avs: "No, ne servono di più"

"Chiudere i centri sociali delle zecche"
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Tempo scaduto per i centri sociali diventati fabbriche di odio rosso. Dopo i disordini seminati dalla sinistra antagonista a Milano e Bologna, il vicepremier Matteo Salvini ha invocato la linea dura contro i luoghi che offrono supporto e ospitalità ai violenti. Durante un incontro con i cittadini in Umbria, ieri il leader della Lega ha infatti manifestato la volontà di intervenire con fermezza sulle casematte degli intolleranti. «Zecche rosse, comunisti delinquenti, criminali da centro sociale», li ha definiti Salvini in un video pubblicato sui social. «A Bologna la caccia al poliziotto con i bastoni, a Milano l'istigazione per la caccia all'ebreo come accaduto in Olanda. Questo è inaccettabile in un Paese come l'Italia. È qualcosa di indegno, di vergognoso, che non si deve più ripetere», ha tuonato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, riferendosi ai deplorevoli episodi avvenuti il giorno prima.

«Da vicepremier, da ministro, da segretario della Lega e da padre di due figli, farò il possibile affinché non si vedano mai più immagini del genere», ha quindi aggiunto l'esponente di governo. Da qui, l'impegno concreto per togliere rifugio ai facinorosi: «Chiederò oggi stesso al ministro dell'interno una ricognizione di tutti i centri sociali occupati abusivamente in Italia, perché troppo spesso sono covi di delinquenti, per iniziare a sgombrarli uno per uno. Vanno chiusi e sigillati». L'obiettivo è quello di mappare alcuni luoghi spesso già attenzionati dalle forze dell'ordine in quanto infiltrati da estremisti e da militanti del mondo anarchico inclini alle sommosse. Costoro, ha scandito Salvini, «non sono manifestanti e non sono antifascisti, ma sono delinquenti». Il ministro ha pertanto ribadito l'intenzione di «passare dalle parole ai fatti», incontrando a stretto giro il sostegno del proprio partito e della maggioranza di governo. Ad accogliere con favore la linea proposta da Salvini è stato subito il sottosegretario di Stato alla Giustizia, Andrea Ostellari. «Il diritto al dissenso è sacrosanto e ciascuno deve poter esprimere le proprie critiche anche in modo aspro su qualsiasi argomento, ma la violenza non può essere tollerata. I centri sociali occupati in cui si pianificano azioni di guerriglia urbana contro le forze dell'ordine, come quelle che abbiamo visto a Bologna, vanno chiusi per sempre, in tutto il Paese», ha dichiarato il senatore leghista, auspicando un efficace intervento del Viminale in tal senso. «La legge ha quindi concluso - deve essere uguale per tutti e nessuno può permettersi di aggredire impunemente donne e uomini in divisa».

D'accordo con Salvini anche l'europarlamentare Roberto Vannacci. Nelle scorse ore, la prima a esternare «totale solidarietà» agli agenti di polizia costretti a intervenire contro i violenti era stata la presidente del consiglio Giorgia Meloni. «Spiace constatare che certa sinistra continui a tollerare e, talvolta, a foraggiare questi facinorosi, anziché condannare apertamente questi episodi», aveva osservato la premier. A seguito delle parole di Salvini sui centri sociali «occupati abusivamente dai comunisti», tuttavia, proprio dall'area progressista si sono levate proteste e dichiarazioni di segno diametralmente opposto. «I centri sociali sono luoghi di vivace e indispensabile cultura e condivisione.

Ce ne vogliono di più», ha replicato Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali alla Camera. Ma il punto posto dal leader leghista è diverso: il problema sorge infatti quando quegli spazi di aggregazione diventano veri e propri laboratori di intolleranza.

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