C i sono due libertà che diamo sempre per scontate. Quella di pensare e dire ciò che si vuole e quella di muoversi. L'impegno che è stato chiesto a lombardi e veneti prima e oggi a tutti noi è quello di mettere in discussione la seconda. È molto, per chi, come noi, ha la fortuna di potersi spostare senza render conto a nessuno in tutta Europa. Anche se stare il più possibile in casa non è nemmeno paragonabile ai domiciliari, ricorderemo questo momento come un forte cambio di abitudini e qualche sacrificio.
Rispetto all'eccezionale drammaticità che l'Italia, e in primo luogo le strutture e gli operatori sanitari, stanno vivendo, le scelte e le azioni del governo sono apparse confuse, caotiche e con scarsa tenuta. Messaggi contraddittori, liti istituzionali tra governo e regioni, utilizzo forse di fonti improprie ma soprattutto fughe di notizie. La decisione in vigore da stanotte di estendere i limiti di circolazione a tutta l'Italia con una sorta di zona arancione, dove, pur non essendo vietato spostarsi, lo si può fare solo per esigenze dimostrate e non altrimenti adempibili, sembra anche una risposta alle iniziative regionali di quarantene fiorite dopo la "fuga" dalla Lombardia causata dal pessimo trapelamento del precedente decreto. Vedremo come limiti e divieti potranno essere effettivamente rispettati. Non è facile stare a casa, per una popolazione abituata a muoversi con facilità, ma non è facile nemmeno controllarla, specie se, come sembra, non si è pensato prima a una organizzazione dei controlli. Non è chiaro, del resto, se tali controlli possano essere realisticamente approntati, nella misura in cui sarebbero necessari.
Vogliamo però pensare che le scelte del governo siano, in questo, consapevoli. Aver deciso di limitare i divieti alle attività pubbliche o aperte al pubblico e, d'altro canto, di affidare al buon senso delle persone la decisione sui loro spostamenti individuali è, vogliamo credere, un grande atto di fiducia nella responsabilità individuale, una sorta di richiamo alla capacità di reazione della società più che un ordine imperativo. Queste cose, si è letto in questi giorni, vengono meno nei Paesi autoritari. È chiaro che i Paesi autoritari sono luoghi nei quali è più facile dire alla gente quel che deve fare. Le società libere rivelano sempre una certa quantità di caos. Ma sono anche di gran lunga un posto migliore dove vivere.
È in questi momenti, dove saremmo tutti tentati di avere qualcuno che comandi e decida tirandoci presto fuori da questa situazione, che la forza della responsabilità di ciascuno può rendere giusta testimonianza al valore della libertà.Istituto Bruno Leoni
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