Chiusura delle piste da sci, è scontro totale col governo

Si preannuncia una crisi economica senza precedenti per il settore. Luca Zaia annuncia un piano regolatore creato in collaborazione con gli altri governatori

Chiusura delle piste da sci, è scontro totale col governo

Stop alla stagione sciistica da parte del governo giallorosso, più che una voce oramai quasi una certezza che sta gettando nello sconforto tutti gli operatori del settore, compresi ovviamente ristoratori ed albergatori. Le categorie che saranno colpite dal provvedimento potrebbero arrivare a perdere complessivamente 12 miliardi di euro, ovvero all'incirca il 30% del fatturato. Ed il motivo è semplice da comprendere, visto che proprio le vacanze del periodo natalizio, già da tempo nel mirino del governo con norme sui cenoni e divieti di festeggiamenti a Capodanno, rappresentano proprio il picco delle attività in questione.

Il presidente dell'associazione degli operatori funiviari italiani Valeria Ghezzi si dice allarmata per la situazione. "Ci si unisce per chiudere uno sport che si fa all’aria aperta, che è per sua natura distanzato e solo perché secondo il governo non siamo in grado di gestire la distanza nei punti di partenza delle cabinovie", dichiara Ghezzi, come riportato da "Repubblica". "Chiediamo che su questo si decida non seguendo l'emotività, ma il contesto generale delle riaperture. È evidente che se il paese è tutto chiuso, i pronti soccorso sono in affanno, le terapie intensive piene, noi non pretendiamo che si vada a sciare, perché la salute vene prima di tutto", aggiunge il presidente dell'associazione. "Se non andiamo al ristorante non andiamo nemmeno a sciare. Non chiediamo un trattamento diverso. Ma nel momento in cui il Paese riapre, in qualsiasi modo riapra, lo sci non è da demonizzare. Dietro questo mondo", conclude Ghezzi, "non ci sono ricchi italiani o stranieri che vogliono fare la vacanza sulla neve, ma un industria che nel complesso vale 120 mila posti di lavoro".

Anche le regioni in condizioni ritenute meno gravi, ovvero quelle contraddistinte dalla "zona gialla", come ad esempio il Trentino, hanno visto respingere da palazzo Chigi la richiesta di poter aprire gli impianti sciistici. I presidenti delle regioni interessate promettono battaglia sulla questione. "Possiamo trovare un punto di equilibrio. È uno sport e lo si può praticare in sicurezza. Si potrebbe consentire l’attività sciistica, lasciando chiusi bar e ristoranti. È una strada che dobbiamo percorrere insieme al governo", ha dichiarato su RaiNews 24 il governatore del Piemonte Alberto Cirio. Dopotutto proprio il turismo invernale rappresenta una parte fondamentale dell'economia della regione, come spiega ancora il presidente. "I gestori degli impianti e i ristoratori nelle vacanze di Natale realizzano metà del loro fatturato annuale. È evidente che se non verrà data la possibilità di riaprire, dovranno essere corrisposti ristori certi e adeguati alle imprese e alle persone danneggiate", ha concluso Cirio.

Luca Zaia si è allineato alle parole del collega, ed ha annunciato provvedimenti in merito al tema durante un intervento effettuato stamani. "Con i presidenti delle Regioni, oggi in videoconferenza, abbiamo deciso di approvare le linee guida delle piste da sci. Nel rinnovo del dpcm del 3 dicembre sembra si vogliano bloccare le piste da sci", spiega Zaia. "Ma noi comunque le linee guida per gli impianti sciistici le abbiamo fatte nel rispetto della salute pubblica e di una economia che senza lo sci sarebbe messa a dura prova", conclude.

Anche Alberto Tomba si è espresso contro un'ipotesi di chiusura degli impianti. "Lo sci è per eccellenza sport all’aperto ed individuale: in più, visto come ci si veste quando si va a sciare, non è davvero un problema di mascherine, perché già ora si usano normalmente protezioni della bocca e del viso", ha spiegato il vincitore della Coppa del mondo 1994/1995, come riportato da HuffingtonPost.

"Per gli impianti non vedo però problemi particolari: dove c’è un seggiovia a due o tre posti si va da soli, se è da cinque si va in tre. E si possono benissimo diminuire e segnare anche i posti sulle cabinovie: non c’è dunque problema a mantenere il distanziamento sugli impianti".

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