Ma che c'entra il razzismo con l'uccisione di Alika Ogorchukwu? Con tutta probabilità, travolto da una rabbia animalesca, il suo aggressore nemmeno ha visto il colore della sua pelle. Filippo Ferlazzo ha visto solo i suoi fantasmi. Si è scagliato su di lui con un istinto folle ma lo ha usato solo come bersaglio. Ha sragionato per ragioni lontane da Alika. Per un irrisolto personale. E ora vorrebbe chiedere scusa.
Verrà scritto sulle carte che l'omicidio è avvenuto «per futili motivi». Come si fa a spiegare ai parenti delle vittime che piangeranno per sempre su una lapide per futili motivi? Eppure la cronaca nera è piena di omicidi senza senso, consumati in nome di un raptus nato e consumato in pochi minuti. Avvenuti per un tamponamento, per una precedenza non data, per il fumo di una grigliata che infastidisce i vicini. Per un tubo che perde. Questioni da giudice di pace che invece finiscono nelle mani di penalisti e pm.
Milano ricorda ancora l'uccisione del tassista Luca Massari nel 2011, massacrato di botte (e morto dopo un mese di coma) per aver inavvertitamente travolto un cane che, senza guinzaglio, aveva attraversato la strada. L'aggressore 31 anni, incensurato e disoccupato si giustifica così: «Mi è partito l'embolo». Sta scontando 16 anni di carcere per quell'«embolo».
Un altro tassista a Milano viene ucciso nel 2014 perchè ha frenato troppo tardi sulle strisce e non ha lasciato la precedenza a Davide Guglielmo Righi, consulente informatico di 49 anni, e alla sua compagna incinta. Viene colpito alla testa con una confezione di quattro bottigliette d'acqua. Morto per nulla.
A Torino a luglio Augusto Bernardi, 56 anni, viene ucciso a pugni e bastonate da un ragazzo, in preda ai fumi del crack, che gli dà una sigaretta, non trova il telefonino e pensa che glielo abbia rubato lui. In Brianza lo scorso aprile Davide Garzia (24) uccide la madre a pugni e calci in testa, le rasa i capelli e le versa la candeggina in faccia: lui è depresso e non sopporta sentirla canticchiare per casa. A pochi giorni di distanza a Treviglio, Silvana Erzembergher, 61 anni, si pettina e si trucca per uscire di casa, come dovesse andare a fare la spesa. Ma in cortile rovista nella borsetta, estrae la pistola e uccide con quattro colpi il vicino Luigi Casati, 61 anni, ferendo gravemente la moglie. «Incapace di intendere e di volere».
Lo scorso anno, alla fine di agosto, Francesco Spadone viene ucciso a Milano per colpa del fumo della grigliata e perché l'acqua che scorre nei suoi tubi disturba il vicino.
A Barletta alla fine di ottobre 2021 Claudio Lasala viene ucciso per un cocktail non offerto. Così, di colpo, in pieno centro. «Il diverbio è stato pretestuoso» è scritto negli incartamenti, come se i suoi due aggressori non aspettassero altro che una bella rissa per sfogare chissà quale frustrazione repressa. La stessa per cui nel 2011 nel casertano un 24enne viene ucciso a coltellate dopo la partita di calcetto finita a botte.
E ancora: 2020, Napoli. Gaetano Grassi spara a Salvatore Marangio che con lo scooter urta la sua auto. Roba da modulo Cid e, semmai, qualche mala parola.
Ancona, 2020: Mattia Rossetti uccide a coltellate l'ex compagno di
scuola perché convinto che tutti i suoi fallimenti nella vita siano colpa sua. Ora sta scontando 20 anni di carcere e la vita se l'è rovinata veramente in nome di un'ossessione. Perchè per futili motivi si va anche in carcere.
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