La colata d'odio della Gruber

Sabato scorso, alla presentazione del libro, la Gruber prende in giro Giordano per il suo tono di voce e lo attacca: "Non è un mio collega". E i fan del politicamente corretto? Muti. Ma a parti inverse...

La colata d'odio della Gruber

"Non sono neanche sicura, se faccio un verso, se sai chi è questo Mario Giordano...". Lilli Gruber si rivolge al marito Jacques Charmelot e, ridacchiando, getta una colata d'odio contro il conduttore di Fuori dal Coro. Lo canzona per il suo tono di voce. Fa un verso in falsetto: me-me-me-me. Il coniuge sghignazza a sua volta. "Hai capito chi è?", rincara lei mentre il direttore del Mattino di Padova, Fabrizio Brancoli, presente sul palco a moderare la presentazione del libro La guerra dentro, li lascia fare. Sembra un siparietto studiato a tavolino. Ma no. Tutto nasce da una domanda del pubblico: "Ritengo che il requisito fondamentale per un giornalista sia la credibilità. Voi (Gruber e consorte, ndr) siete entrambi giornalisti: ritenete Mario Giordano un vostro collega?". E lei, dopo l'ignobile presa in giro, giù a sparare a pallettoni con fare da maestrina: "No, per me Mario Giordano non è un collega".

E i soloni del politicamente corretto che sono sempre in prima linea a stigmatizzare, a puntualizzare e a bacchettare? Tutti muti. Non una presa di posizione. Nemmeno una timida lamentela si è levata da quelle parti. Li immaginiamo - a casa loro o in ufficio - a ridersela sotto i baffi, a fare "sì" con la testa, a sussurrare contenti "brava, Lilli, bel colpo". Ma pensate cosa sarebbe successo a parti invertite? Sarebbe scoppiato un vero e proprio putiferio. E non solo se il malcapitato avesse osato prendere in giro la Gruber di turno per un difetto fisico. Anche solo con un apprezzamento o una pungolatura di una peculiarità fisica sarebbe letteralmente venuto giù il mondo. Le femministe avrebbero ingrassato di post infuocati la bacheca di Twitter per ore e ore. Il video sarebbe rimbalzato ovunque, da Instagram a Facebook, in un crescendo di isteria generalizzata. I social si sarebbero letteralmente schierati contro il maschio aggressore. Anche la politica avrebbe fatto la sua parte: tutti progressisti (grillini non eslusi) avrebbero fatto a gara per rilasciare dichiarazioni sempre più dure, fino a intasare le agenzie stampa. Qualcuno si sarebbe addirittura spinto a presentare una qualche (assurda) interrogazione parlamentare. E lo stesso circo indiavolato sarebbe stato messo in piedi non solo se ad essere insultata da qualcuno di area centrodestra fosse stata la Gruber, ma qualsiasi personaggio della sinistra nostrana. Maschio o femmina, poco importa. Fosse finito nel mirino uno straniero, si sarebbe urlato al razzismo. Fosse stato un omosessuale, sarebbero stati tirati in ballo la omotransfobia e il ddl Zan. E così via.

Ma a finire sotto il tiro incrociato è stato appunto Giordano, e dunque niente.

Mario Giordano non se l'è presa. Sa com'è fatta certa intellighenzia rossa e sa che può sempre tutto. Le ha, comunque, risposto per le rime. "Ho una brutta voce. È un mio difetto fisico... che ci vuoi fare?", ha detto parlando col cartonato della Gruber piantato nel bel mezzo dello studio di Fuori dal coro. "Ma che la regina del politicamente corretto attacchi una persona per un suo difetto fisico: dove sei caduta, cara Lilli?".

E l'ha informata che, se per essere suoi colleghi bisogna partecipare alle riunioni del Bilderberg e scorrazzare sullo yacht a finaco di De Benedetti, è profondamente orgoglioso di non essere un suo collega. E come dar torto a Giordano?

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